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«Che emozione dare la voce a papa Francesco. La sua vita mi ha commosso»


Il doppiatore Gino La Monica, 80 anni

La scena (e la battuta) la ricordano tutti. «Signora Robinson, lei sta tentando di sedurmi!», prova goffamente a ripiegare Il Laureato Dustin Hoffmann di fronte alle esplicite proposte della mantide Anne Bancroft; un'inutile autodifesa che nelle nostre vendite è stato Gino La Monica a far risuonare quasi sessant'anni o sono.

Vincitore nel 2011 del Premio alla Carriera maschile al Gran Galà del doppiaggio e nel 2021 della Targa “Claudio G. Fava” alla carriera al Festival del doppiaggio “Voci nell'ombra”, La Monica nei suoi sessant'anni di carriera come doppiatore ha prestato la voce ad attori viene Christopher Walken, William Hurt, Sam Neill, Richard Gere, Dustin Hoffman ne Il Laureato e David Hemmings In Profondo rosso. L'elenco potrebbe continuare con Martin Sheen, Robert Redford, Harrison Ford, Michael Caine, Alan Rickman, Jack Nicholson, Jonathan Pryce nella trilogia dei Pirati dei Caraibi e nella serie televisiva Il Trono di Spade. In televisione ha doppiato Chris Noth nel ruolo del detective Mike Logan Legge e ordine e in quello di Peter Florrick in La buona moglie e di Mr. Big in Sesso e città.

Un curriculum di prestigio che adesso s'è arricchito di un personaggio d'eccezione: papà Francesco. Insieme a Paolo Foschini, infatti, La Monica è la voce narrante dell'audiolibro (qui un estratto) del catalogo Udibile VITA. La mia storia nella Storia, il primo racconto della vita di Jorge Mario Bergoglionato dal libro edito da HarperCollins Italia e pubblicato a marzo in contemporanea in Europa e negli Stati Uniti.

La Monica è alla sua seconda prova attoriale nei panni del Pontefice, dopo il recente film Lo devo a Papifilm del 2019 diretto da Fernando Meirelles e sceneggiato da Anthony McCarten, basato sull'opera teatrale dello stesso McCarten del 2017 Il Papa con Jonathan Prezzo nei panni di Francesco e Anthony Hopkins in quelli di Benedetto XVI.

La Monica, com'è stato aver dato la voce al Papa nel racconto della sua vita?

«Una grandissima emozione. Non era la prima volta che leggevo un libro e negli ultimi quindici anni ho letto davvero di tutto: dalle duemila pagine di Guerra e pace di Tolstoj al Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde a Romeo e Giulietta di Shakespeare, solo per citare alcuni titoli. Quando per i miei 80 anni (compiuti il ​​14 marzo scorso, ndr) mi è stato proposto per leggere l'autobiografia del Papa mi sono tremate le gambe. È stato un regalo di compleanno bellissimo ma ho sentito addosso anche una responsabilità enorme. Ero molto emozionato ma l'emozione si è come dissolta quando ho scoperto che la sua, era la vita di un uomo e non di un Papa, di un uomo straordinario che ha attraversato gioie e difficoltà come tutti noi e che sarebbe bello avere come amico ».

Che cosa l'ha colpita di più?

«Il fatto di essere un uomo prima ancora che Papa. Questo libro è una lunga conversazione al ristorante di fronte a un buon piatto tra due persone che si ritrovano a tavola per molte ore e uno ascolta la vita di un padre, di un fratello, di un amico. Io non leggo i libri prima, vado sempre a braccio, e ne ho letti decine e decine. Vado in sala di registrazione, dopo le pagine e inizio a scorrere le pagine. In questo caso, dopo aver letto le prime tre righe ho capito il tenore e sono andato avanti. Per esempio, quando parla degli ebrei e dei campi di concentrazione mi veniva da piangere, dovevo fermarmi, mi ha colpito l'intensità dell'amore di quello che dice e che trasmette, sono davvero felice che sia il Papa».

Tra i vari aneddoti biografici, c'è qualcuno che l'ha incuriosito più di altri?

«Tanti. Per esempio, tutta la sua vita in Argentina, i rapporti con i familiari, il modo in cui si è avvicinato alla religione. Spero che tanta gente lo ascolti. Una vita vera, intensa, profonda, con una coerenza impressionante fin da bambino».

Lei è credente?

«No, ho abbandonato la religione a 12 anni. Però sono felice che ci sia un Papa non ieratico ma uomo. Un uomo vero con la passione per i deboli, i poveri, i malati. Starei quasi per dire che potrei diventare religioso per lui. Il suo messaggio è così forte e arriva limpido e diretto, ti fa capire che essere vicini a Cristo è bello, L'altro personaggio che mi piace molto nella storia è San Francesco, nutro una grande ammirazione per lui perché ha difeso e amato i poveri , i derelitti, i piccoli. Ci sono molti religiosi che hanno commesso delitti orribili, come gli abusi sui minori, ma figure come quella di papa Bergoglio, che peraltro sta lottando duramente contro questa e altre piaghe della Chiesa, sono di grande esempio anche per chi non crede».

Che personaggio è il Papa per un doppiatore?

«Particolare. Mi ha dato molta emozione. Se mi hanno chiesto di doppiare un personaggio del genere significa che ho una voce autorevole, profonda e, direi, anche animata da uno spirito religioso, anche se non sono credente. Come persona cerco di essere vicino ai poveri, ai malandati, ai derelitti e, come Francesco, mi ferisce profondamente la guerra. Non potevo desiderare un regalo migliore per i miei 80 anni di vita e 60 di carriera».

Lei ha doppiato Bergoglio anche nel film Lo devo a Papi.

«Il set è diverso dall'audiolibro. Nel film segue l'attore, il libro ti consente di entrare nella storia che racconti e, in questo caso, nella vita stessa della persona che si racconta». A quanti libri ha dato voce? «Ho iniziato quindici anni fa e ne ho letti tantissimi. Ho incontrato autori che non conoscevo come Lorenzo Licalzi. Ho letto quasi tutti i libri di Giuseppe Genna. Mi sono divertito moltissimo con La storia infinita di Michael Ende perché c'erano personaggi come draghi, uccelli, e dovevo doppiare anche loro (fa il verso di un uccellino, ndr)».

Papa Francesco l'ha incontrato?

«No e faccio un appello tramite lei e Famiglia Cristiana di poterlo conoscere di persona. So che lui ha tanti impegni e l'agenda di un Pontefice è fitta e imprevedibile ma a me basterebbero anche solo cinque minuti per poterlo abbracciare».





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