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Giuseppe Notarstefano una chiesa con le braccia aperte



di Paolo Rappellino – Foto di Melania Messina

«Prendiamo sul serio papa Francesco quando dice che nella Chiesa ci deve essere spazio per “tutti, tutti, tutti”. Significa non solo non escludere e non giudicare ma anche cercare di dare la possibilità reale di camminare insieme». Giuseppe Notarstefano è il presidente nazionale dell'Azione cattolica italiana e si sta preparando alla festa che il 25 aprile riunirà in piazza San Pietro una rappresentanza dei ragazzi, dei giovani e degli adulti dell'associazione provenienti da tutt'Italia. «A braccia aperte» è il titolo dell'evento che ben esprime lo stile con cui l'Ac si presenta nel panorama del mondo ecclesiale italiano.

«Vogliamo abbracciarci e abbracciare il Papa e ringraziarlo della sua azione pastorale, del suo magistero e delle sue scelte coraggiose e profetiche»», Notarstefano. «In questo momento in cui nella vita della Chiesa si acutizzano fenomeni di divisione, noi invece vogliamo allargare le nostre braccia a tutti». «Da Cortina d'Ampezzo a Lampedusa», sostiene il presidente dell'associazione, «l'Azione cattolica ha un forte radicamento locale: vive e opera nelle parrocchie e nelle diocesi e nel contesto civile in cui queste sono inserite. Perciò», spiega, «abbiamo sofferto negli anni difficili della pandemia e del crollo della partecipazione nelle chiese.

Un fenomeno che in realtà è il disvelamento – per quanto traumatico – di una crisi che era in corso da tempo. In questo contesto, però, vedo un'Ac viva che di fronte alle difficoltà è stata reattiva e ora si sta rigenerando con creatività. Sapendo anche mettersi in discussione. E sta cercando di aiutare la Chiesa tutta a fare altrettanto». Notarstefano, che guida l'associazione dal 2021, è entrato in Ac quando era un ragazzino di prima media e da allora non se ne è più andato.

«In Ac ho scoperto che la prospettiva del Vangelo offre pienezza di vita, nei momenti belli e in quelli difficileltosi dell'esistenza», afferma. E vorrebbe che così potesse avvenire anche per tante altre persone. “A braccia aperte”, quindi, significa che «come cristiani vogliamo dire che prendersi cura degli altri e non essere ossessionati da noi stessi è faticoso ma dà senso autentico alla vita. Poi, stando insieme, si può anche fare qualcosa di buono per la vita della comunità. Mi piace un'Ac piccolo segno di fraternità possibile», concludono.

Leggi l'intervista completa a Giuseppe Notarstefano sul numero di Credere che esce nelle edicole e nelle librerie religiose da giovedì 18 aprile e che si troverà anche nelle parrocchie da sabato 20. Oppure acquista una copia digitale www.edicolasanpaolo.it/scheda/credere.aspx





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