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Mauro racconta la nascita del fascismo e dalla platea parte un applauso per Scurati


Una dedica a Matteotti nei 100 anni della sua morte fa scattare il primo applauso. Il secondo è per Antonio Scurati, che ricorda nel monologo censurato oggi dalla Rai, cancellato dal palinsesto del 25 aprile, essere quello di Matteotti “il primo delitto che prova come il fascismo fu un fenomeno di sistematica violenza storica”.

Dalla platea affollata della Repubblica delle idee a Napoli arriva l'applauso a Scurati e all'antifascismo in apertura dello spettacolo di Ezio Mauro, dedicato proprio all'avvento di Mussolini e della sua dittatura.

E alle ragioni del suo dilagare in una Italia piegata dalla crisi economica e dominata dalla rabbia. È quella dell'ex direttore di Repubblica la voce narrante di un calendario tragico. “Il 1922 era la soglia italiana della dittatura. Un golpe incompiuto, che si è inserito in un vuoto di potere. Dieci mesi di violenze e sopraffazione”, dirà alla fine dello spettacolo il giornalista e studioso.

Tanti agli applausi anche per lui per la messa in scena della ricostruzione pubblicato nel suo libro “L'anno del Fascismo – 1922. Cronache della Marcia su Roma” (Feltrinelli).

In un'ora e mezza il racconto di dieci mesi decisivi che segnano il crollo dello Stato liberale. Dal gennaio del 1922, alle violenze di maggio fino all'autunno. Un mese dopo l'altro. Omicidi di socialisti e sindacalisti, distruzioni di Camere del lavoro e violenze restate impunite.

“L'uomo che diventerà duce ha 38 anni e mezzo. Il fascismo è giovane nelle elezioni del 19 non arriva neanche un deputato in Parlamento”, ecco apparire Mussolini il protagonista del ventennio più tragico d'Italia, quando Mauro comincia a parlare nel Teatro di Corte di Palazzo Reale a Napoli. “Costruì la sua rivincita sulla violenza, come risposta alla crisi. Il fascismo raccoglie il rancore, il credito dei combattimenti ridotti di guerra e della piccola borghesia che intende approfittare della instabilità. Incombe la paura della rivoluzione comunista. In poco tempo si moltiplicano gli iscritti ai fasci”, dice Mauro.

Mentre alle sue spalle sullo schermo le immagini delle violenze degli squadristi e la distruzione dei municipi si alternano alle pubblicità e musiche innocenti dell'epoca, colonna sonora di uno dei periodi più drammatici della storia italiana. “Divorati quattro governi in breve tempo. Così tramonta lo Stato liberale. Sono 365 i consigli comunali sciolti, togliendo voce alla democrazia popolare. Gli squadristi diventano esercito fuori dallo Stato”, continua la sua narrazione. Passando all'assalto all'architrave della democrazia, quella dei municipi. Ma il 22 ha anche un'altra faccia, quella della sinistra paralizzata nelle divisioni tra riformisti e massimalisti, indebolita di scissione in scissione.

Di volta in volta appare alle spalle di Mauro le foto chiave del fascismo che conquista la piazza. In bianco e nero, con i suoi simboli. Le donne sfilano con i randelli quasi fossero fucili. Pietro Nenni scrive “Mussolini sa di essere disprezzato, forse se potesse ritornerebbe indietro”. Ma è l'uomo del destino. Quello che benedirà l'assalto all'Avanti, il giornale che aveva diretto.

Nella biografia dell'uomo Mussolini la sua trasformazione, il ruolo delle donne. Le sue amanti, con l'influenza che avrà in particolare Margherita Sirfatti. I rapporti tra Mussolini e il re Vittorio Emanuele III, che gli si affida il governo. E dopo 21 anni di dittatura sarà di nuovo lì a comunicare al duce la sua fine.

“Nel frattempo le leggi razziali, l'alleanza con Hitler, la notte della democrazia”, ​​cita il male Mauro. Nella certezza che la lezione della storia abbia sempre un valore per un presente in cui la democrazia vive una nuova crisi. E ne è convinto anche il pubblico che lo applaude.



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