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Il Premio Strega Helena Janeczek: “Meloni con Scurati ha passato il segno”. E Rosella Postorino: “Censurate in Rai anche Nadia Terranova e Jennifer Guerra”


«Intorno al monologo di Scurati sul 25 aprile, cancellato dalla Rai, abbiamo ritrovato un senso di collegialità, da cittadini non solo da colleghi scrittori perché con questa censura che riguarda la Storia del nostro paese, si è passato il segno”.

Il Premio Strega Helena Janeczek insieme con Rosella Postorino e Ippolita di Majo dà la sua solidarietà allo scrittore di origini napoletane censurato dal servizio pubblico dopo l'intervento della premier Meloni. Le tre autrici sono le protagoniste alla Repubblica delle Idee, alla Cappella Palatina a Palazzo Reale, dell'incontro “I fili della storia nella letteratura”, condotto da Laura Pertici.

E durante il talk si parla di altre due scrittrici censurate da “TeleMeloni”: Nadia Terranova e Jennifer Guerra. Janeczek e Postorino hanno aderito alla lettura collettiva del monologo di Scurati cancellato, lanciata da Nicola Lagioia. L'ombra del fascismo, le sue conseguenze, i microcosmi delle singole esistenze che riannodano i fili della Storia, la conversazione è attraversata dai grandi temi di attualità che dal passato interrogano e scuotono ancora il nostro presente. «Con il caso di Scurati – dice Rosella Postorino, Premio Campiello con “Le assaggiatrici”, che ha parlato del suo libro secondo allo Strega “Mi limitavo ad amare te” – abbiamo scoperto che ci sono stati altri due censurati in Rai di cui non si è parlato. E' incontrovertibile che non si nomini la parola fascismo, come se si dicesse che è opinabile essere contro l'omicidio. La nostra Repubblica nasce sull'antifascismo, come l'Europa fondata sul manifesto di Ventotene».

Postorino fa riferimento ad altre due scrittrici censurate da “TeleMeloni” nel programma di Serena Bortone “Che Sarà”: il caso di Nadia Terranova censurata per un testo sulle manganellate dei poliziotti agli studenti al corteo Pro Palestina e quello di Jennifer Guerra che parlava di politiche antiabortiste del governo Meloni.

Helena Janeczek: «Anche quando siamo immersi nella guerra, parliamo di raccontare la normalità dell'esistenza, è questo che mi interessava fare con il mio libro “Il tempo degli imprevisti”, questo libro ha qualcosa di sinfonico ed è il disastro innestato dalla prima guerra mondiale. Che poi genera il fascismo. Esistono vittime, signore e signori, che non sono pure».

Anche nel libro di Goliarda Sapienza “Il filo di mezzogiorno. Versione teatrale di Ippolita di Majo”, la sceneggiatrice e storica dell'arte napoletana, cosceneggiatrice con il marito regista Mario Martone, tra gli altri dei film “Il giovane favoloso”, “Capri – Revolution” e “Nostalgia”, da riferimento al fascismo, la Grande storia, spesso orribile, entra nella vita di Goliarda, autrice riscoperta postuma grazie al marito Angelo Pellegrino. Il quale ha fatto pubblicare il suo “L'arte della gioia”, l'opera più famosa della donna che, dopo un tentativo di suicidio, conosce il dramma del manicomio e dell'elettroshock.

«Il padre non manda a scuola Goliarda – racconta Ippolita di Majo – per proteggerla dal fascismo, lei poi perderà la memoria dopo gli elettroshock, le servirà la terapia, ma è un vegetale e, in maniera non ortodossa, lo psicoterapeuta andrà a casa, la aiuterà e ritroverà la memoria. Quella stessa psicanalisi osteggiata proprio dal fascismo la salverà, insieme al primo compagno Citto Maselli».

Di Majo e Martone hanno portato a teatro il secondo libro di Sapienza, “Il filo di mezzogiorno”, interpretato da Donatella Finocchiaro. Raccontare la Storia è necessario perché, anche come dimostra il caso Scurati, si ripete, ne è convinta Postorino per la quale esiste un solo tipo di romanzo, quello storico. «Non esistono romanzi non storici – spiega – Se racconti gli esseri umani racconti la Storia». Laura Pertici osserva e la memoria può servire però anche per sfuggire all'uguale, può creare anticorpi, affinché le brutture della Storia non si ripetano. «Se parliamo di guerre ancora nei romanzi, lo dicevo anche ai ragazzi delle scuole dove sto presentando il libro, è perché sono ancora lì, la guerra in Ucraina assomiglia molto a quella dei Balcani». La dignità delle vite umane purtroppo è sempre, in quale qualche modo, negoziabile».



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