Economia Finanza

Petizione anti-Trump e rissa tra inquilini vip. “Via il nome dal palazzo”. “Crociata politica”


Donald Trump è divisivo persino sui palazzi che portano il suo nome. Nel 2016, poco dopo la vittoria del tycoon alle elezioni, gli inquilini di tre edifici chiamati «Trump Place» nell'Upper West Side di Manhattan (una stragrande maggioranza democratica) hanno firmato una petizione per far sparire il cognome dalla facciata.

Ora invece a New Rochelle (nella contea di Westchester) sta accadendo il contrario. Un gruppo di residenti del Trump Plaza, grattacielo di lusso di 40 piani e 194 unità, stanno lottando con la direzione per mantenere il nome dell'ex presidente. Il consiglio di amministrazione dell'edificio tre anni fa ha abbandonato la Trump Organization come amministratore immobiliare e nel 2022 ha chiesto ai proprietari di votare per decidere se eliminare il nome dell'ex presidente. Molti erano favorevoli al «rebranding», ma il numero non era sufficiente per raggiungere la maggioranza richiesta. Il board a quel punto ha deciso di effettuare una seconda votazione, facendo infuriare il gruppo di residenti che vuole mantenere il nome originario, Trump Plaza New Rochelle. La mossa di rimuovere la scritta non è riuscita a raccogliere abbastanza voti, hanno spiegato i residenti, ma il consiglio non molla, e ora i rapporti tra vicini sono gelidi. «L'atmosfera è la stessa di quando vivi con due genitori che stanno per divorziare», ha raccontato al New York Post Paul K., il quale ha chiesto di non menzionare per intero il suo cognome perché sta cercando di rimanere fuori dalla mischia. Secondo quanto riportano i media Usa, sono circa una ventina gli inquilini che vogliono mantenere l'appellativo originario, e ritengono che la volontà di rimuoverlo abbia soltanto ragioni politiche: «Ci avevano promesso che sarebbe stato un board apolitico, ma non è vero. Tutto questo è assolutamente politico», ha spiegato Monserrate Fisher, 79enne proprietario di un appartamento dal 2010. «Non hanno ottenuto i voti, tutto questo deve finire – ha aggiunto Al LePore, che possiede un'unità con sua moglie Gina – Non si fermeranno finché non ciò che vorrà, odiano quell'uomo e vorrà distruggerlo a New York».

Il magnate, intanto, oggi torna in aula a Manhattan per il processo di pagamento alla pornostar Stormy Daniels, che entra nel vivo con le dichiarazioni iniziali di accusa e difesa.

E sabato ha dovuto annullare a causa del maltempo il comizio all'aeroporto di Wilmington, in North Carolina, stato chiave per lui.



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