Economia Finanza

Via libera finale dell’Eurocamera al Patto di stabilità, i partiti italiani si astengono. L’intervento di Paolo Gentiloni



DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – I deputati europei hanno approvato oggi, martedì 23 aprile, l'annosa riforma del Patto di Stabilità e di Crescita, dopo due anni di acceso negoziato tra i paesi membri e poi tra Parlamento e Consiglio. Il testo presenta nuovi margini di flessibilità rispetto all'impianto precedente. Il tentativo è di associarsi al risanamento dei conti pubblici con nuove riforme e nuovi investimenti. C'è da chiedersi tuttavia se la riforma risponderà alle ingenti necessità di investimento dell'Unione europea.

Nelle votazioni di oggi, tre in tutto, i partiti italiani nel complesso si sono astenuti, sia quelli della maggioranza di governo che quelli all'opposizione. Nel dicembre scorso, quando il Consiglio approvò la propria posizione negoziale, il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti dette il suo benestare definendo “più realistiche” le nuove regole (si vede Il Sole/24 Ore del 21 dicembre 2023). Il Consiglio dovrebbe dare il suo via libera definitivo lunedì prossimo.

Piani di riduzione del debito

Nei fatti i governi dovranno presentare entro il prossimo 20 settembre un piano di riduzione del debito a medio termine, della durata di quattro o sette anni. La traiettoria sarà poi negoziata con Bruxelles. Il parametro di riferimento sarà la spesa pubblica, piuttosto che il deficit. Tuttavia, rimangono d'attualità i tetti del 3% e del 60% del PIL per quanto riguarda disavanzo e debito. In questo senso ci sono livelli minimi di risanamento da introdurre quando il paese è in deficit eccessivo.

Gli obiettivi

Il testo prevede infatti che i Paesi con un debito superiore al 90% del PIL siano soggetti a una riduzione del passivo in media dell'1% all'anno. La disposizione è meno restrittiva rispetto all'attuale requisito – mai applicata – secondo cui ogni Paese deve ridurre ogni anno di un 1/20 il debito sopra al 60% del Pil (si veda Il Sole/24 Ore dell'11 febbraio). In via transitoria tra il 2025 e il 2027, circostanze attenuanti, quali il costo del servizio del debito, permetteranno di limitare l'onere di aggiustamento.

La salvaguardia

Al tempo stesso, il testo del nuovo Patto di Stabilità e di Crescita prevede una controversa salvaguardia che deve fornire un margine di sicurezza al di sotto del valore di riferimento del disavanzo del 3% del Pil previsto dal trattato, al fine di creare riserve di bilancio. Il margine sarà dell'1,5% del PIL. L'obiettivo è di far sì che nel caso di choc economico un paese possa avere spazio di manovra sul fronte della spesa pubblica senza dover oltrepassare il tetto del deficit.



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