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«Questi ragazzi generosi a sostegno di un Paese simbolo di convivenza»


da Shama

Le campane, per richiamare alla messa, hanno appena finito di suonare e scatta l'allarme bunker che invita tutti a mettersi al riparo. «Devo attrezzarmi per celebrare anche nei rifugi, così non mi scappa nessuno», dice ironico don Cipriano Farkas, cappellano militare in forza all'Unifil, in Libano. Nella base di Shama, dopo essere stato a lungo parroco a Pistoia, si trova a suo agio. Romeno di nascita, ma italianissimo di adozione, mette in pratica anche qui lo stile che da sempre lo contraddistingue: quello dell'ascolto, del dialogo, del sorriso. «A volte sorridere stempera anche le situazioni più difficili», racconta. La sua chiesa all'interno della base, inaugurata a marzo del 2019 è dedicata a Maria, Decor Carmeli e San Giovanni XXIII Papa ed arricchita dal “campanile di San Marco” regalo dell'omonima brigata. Ma è camminando in mezzo ai soldati che don Cipriano svolge il suo ministero. In missione con Unifil da gennaio di quest'anno sta già preparando una trentina di persone per la cresima. «Anche se non sono qui per convertire nessuno», sottolinea. «È stata una loro scelta riavvicinarsi. Quello che io faccio è semplicemente ascoltare. A migliaia di chilometri dall'Italia, dai propri affetti, dalla propria casa, c'è bisogno, ogni tanto, di sfogarsi con qualcuno, di parlare. Io cerco di essere amico, come facevo anche con i miei concittadini di Pistoia. Mi piace essere uno del gruppo, tra la gente, per condividere un pezzo di vita e di cammino». Cappellano della brigata alpina taurinense e della scuola di applicazione di Torino, in missione in Libano fino al due agosto, don Cipriano ribadisce che «questo è il mio ruolo: essere in mezzo ai ragazzi e aiutarli, con il sorriso a stare su, un camminare. L'ho fatto nel 2022 e nel 2023 in Bulgaria e in Ungheria, a seguito dell'invasione della Russia in Ucraina e continuo a farlo qui». Del Libano gli piace tutto, «mi sembra quasi di stare in Italia per il paesaggio e il modo di essere delle persone del luogo». E ce ne sono tante nella base, che aiutano nei vari servizi, dalla mensa alla lavanderia ai piccoli negozietti. «Anche questo è un modo di dare sostegno in un momento in cui l'economia locale è fortemente in crisi», spiega don Cipriano. I nostri ragazzi sono molto generosili ho visti sostenere la popolazione dalle piccole cose, come recuperare gli alveari di un contadino in difficoltà al consegnare materiale sanitario e scolastico arrivato dai benefattori. La popolazione è grata anche per la sola presenza perché si sente più sicura nella propria quotidianità». Ma, concludono, «anche noi abbiamo da imparare tanto. Sono rimasto colpito dall'aver trovato un Paese simbolo per quanto riguarda la convivenza tra le religioni. Faccio solo un esempio, ma significativo: siamo andati a trovare i vescovi del posto, quello melchita, quello maronita e il greco ortodosso. A due di questi incontri ci ha accompagnato il vescovo di Tiro che è musulmano sciita. Quello che in altri posti sarebbe quasi impossibile qui è normalità. Speriamo che questa tensione non spazzi via tutto».





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