Leo Fioravanti a 360°: “Vorrei essere d’ispirazione per tutti i surfisti italiani”
Da una parte, le sue ambizioni personali, con vista sulle Olimpiadi, dall'altra la consapevolezza di poter segnare la strada per chi verrà. Il campione ne ha parlato a “Zeta”, la nuova serie di Red Bull dedicata alla Generazione Zeta. Ecco un riassunto dell'intervista
“Vorrei essere la persona di riferimento che io non ho avuto: un surfista italiano da poter osservare e provare a raggiungere”. Leonardo Fioravanti sa di essere speciale: l'Italia del surf non ha mai avuto uno così. È tra i migliori del mondo, Leo: guarda negli occhi i più grandi, gente nata con le onde più belle del pianeta, e non ha timore di confrontarsi. La sua è una storia di successo, sfide continue e un sogno diventato realtà. C'è un doppio piano su cui si muove Fioravanti: da una parte le ambizioni personali (con vista, quest'anno, sulle Olimpiadi), dall'altra la consapevolezza di poter segnare la strada per chi verrà. Leonardo ne ha parlato a “Zeta”, la nuova serie originale di Red Bull dedicata alla Generazione Zeta.
CREDERE IN SE STESSI
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“Vorrei sentirmi di ispirazione per gli altri surfisti italiani. Spero che i risultati che sto raggiungendo possano ispirare qualche surfista italiano, che magari tra qualche anno possa raggiungermi nel circuito mondiale”. Non solo Italia: Fioravanti è un'eccellenza europea, il vanto di un continente. A parlare è il ranking del Championship Tour della Wsl: Leonardo è 17° ed è il primo tra gli europei. Ed è l'unico ad aver superato il taglio di metà stagione: “Quando avevo tra i 15 ei 17 anni, ho creduto in me stesso. C'erano tanti surfisti europei che potevano ispirarmi, ma essendo l'unico italiano dovevo per forza credere in me stesso: avevo la vicinanza di sponsor, amici e famiglia, ma non era per forza detto che ci ero riuscito. Invece il mio punto forte è stato crederci sempre.
SCELTE DIFFICILI
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Una vita di successi ma anche di scelte difficili, come quella di lasciare l'Italia a 11 anni: “Mi sono mancati i miei amici, mi è mancata la nonna, mi è mancata la mia vita in Italia. Però avevo già in mente questo sogno: diventare un surfista professionista”. Tutto è partito da mamma Serena, “la più forte di tutti. Lei ha subito capito quanto mi piacesse fare surf. In Italia non abbiamo le onde tutti i giorni e, appena capitava il giorno giusto, mia madre veniva a prendermi a scuola dicendo che Avevo un appuntamento dal dottore. D'inverno viaggiavamo alle Hawaii o in Australia per farmi surfare il più possibile”. Il surf è anche testa: “La forza mentale mi ha sempre aiutato per arrivare a qualsiasi livello, per raggiungere qualsiasi traguardo e per passare infortuni e momenti difficili. Due anni fa ho iniziato a lavorare con un mental coach italiano, Stefano. Mi ha aiutato molto, ho iniziato a conoscermi meglio ea capire dove poter migliorare Stefano mi aiuta a essere la versione migliore di Leonardo Fioravanti e questo mi è utile anche in gara”. Infine, un messaggio per l'ambiente: “Mi sento vicino all'oceano, al mare, alla natura. Cerco di fare attenzione per aiutare questo pianeta. Vedere posti in giro per il mondo che sono sporchi, magari con plastica in spiaggia, fa male al cuore. Vedo il mio oceano non trattato bene. Spero che in futuro ci saranno tanti cambiamenti, se andiamo avanti così la strada non sarà molto lunga”.
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