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Quando la Pietà di Michelangelo prese la via dell’America


La copertina del libro di Orazio La Rocca.

Sono passati sessant'anni dall'Expo di New York (iniziato nell'aprile del 1964), la straordinaria Esposizione universale che accolse nel padiglione della Città del Vaticano, dopo un lungo viaggio per mare molto critico, la Pietà di Michelangelo, una delle maggiori opere d'arte dell'Occidente, commissionata nel 1497 dal cardinale Jean Bilheres de Lagraulas, ambasciatore francese presso la sede pontificia, e conservata da poco prima del 1517 nella Basilica di San Pietro. Dal 1749 è possibile ammirarla nella prima cappella a destra della navata entrando.

Orazio La Rocca, vaticanista de La Repubblica da quarant'anni, nel suo libro In viaggio con la Pietà (San Paolo), che sarà presentata alla Fabbrica di San Pietro in Vaticano, ricostruisce con dovizia di particolari quel viaggio, primo e unico della Pietà, i suoi preparativi, l'ardita traversata atlantica, la profonda nostalgia per l'assenza dalla Basilica della scultura (di alto valore non solo artistico ma anche spirituale e unica opera che Michelangelo abbia mai firmato), fino al tanto agognato ritorno a “casa” dopo ben diciannove mesi.
Una lettura che, nel far conoscere aspetti inediti e nel riportarne alla mente altri più o meno inediti, è ricca di significato: profonda come il mare, leggera come il cielo.

Questo libro le è valso il Leone d'oro a Venezia. Se lo aspettava?

No. La cerimonia si è tenuta il Venerdì Santo, nel giorno topico della Pietà, quando i cristiani celebrano la passione e la crocifissione di Gesù Cristo. C'è stato da parte degli organizzatori del Premio un grande rispetto teologico. Avevo 14 anni quando la Pietà fu prestata dal Vaticano per l'Expo di New York e quell'episodio mi è sempre rimasto impresso. L'interesse è maturato con i miei studi di architettura. Oggi, avendo tanto materiale a disposizione, mi è venuto spontaneo pensare a un libro, con la presentazione scritta dal cardinale Mauro Gambetti, presidente della Fabbrica di San Pietro, e con la prefazione di Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani.

Perché la Pietà fu prestata agli americani considerando gli elevati rischi del trasporto e l'opinione pubblica così divisa?

A dare l'assenso alla trasferta oltreoceano fu papa Giovanni XXIII. Ad avanzare formalmente la richiesta di prestito fu Joseph Spellman, arcivescovo di New York e responsabile del Padiglione Vaticano dell'Expo, sollecitato anche dall'allora presidente Kennedy, primo presidente cattolico, che voleva farne un evento eccezionale, anche di attrattiva cattolica, con la presenza dell'opera d'arte più amata da quattro secoli. Papa Giovanni XXIII acconsentì al viaggio negli ultimi mesi della sua vita, ma senza nessun documento ufficiale. Spellman, uomo di grande intelligenza e astuzia, oltre che grande organizzatore, indisse una conferenza stampa in un rinomato albergo di via Veneto, a Roma, invitando la stampa mondiale. Il presidente Kennedy inviò immediatamente una lettera di ringraziamento al Papa e, così, si creò intorno alla Pietà un movimento di attenzione commerciale, artistico e politico. Kennedy fu il primo regista dietro le quinte, anche se non arrivò a vedere l'Expo perché assassinato a Dallas nel 1963. Sia lui sia Jacqueline Kennedy erano appassionati di storia dell'arte. Prima della Pietà chiesero ai francesi il prestito della Gioconda di Leonardo. Anche Robert Kennedy era attratto dalla cultura rinascimentale.

Papa Roncalli non se la sentì di andare contro l'arcivescovo di New York?

No. Teniamo presente che in quel periodo la Chiesa americana era molto sensibile ad aiutare la Santa Sede per l'organizzazione economica del Concilio, di cui coprì quasi completamente le spese. Il cardinale si sentì in diritto di chiedere un “regalo”, dal momento che la Pietà sarebbe stata vista da tutto il mondo, e così fu: ben ventisette milioni di visitatori, fatti defluire su un nastro trasportatore, poter ammirare l'opera per soli cinque secondi, questo il tempo rigidamente calcolato della sosta.

Il Vaticano come visse il viaggio?

Vieni a viaggiare. Nonostante il sondaggio della Doxa di parere contrario, il viaggio iniziò sabato 4 aprile, nel IV centenario della morte di Michelangelo, quando il gruppo scultoreo in marmo statuario di Carrara del peso di trenta quintali venne caricato su un camion alla volta di Napoli, dove sarebbe arrivato dopo dodici ore di viaggio a marce ridotte, per prendere il largo per New York sulla Cristoforo Colombo. Al ritorno della Pietà in Basilica, Paolo VI fece un decreto in cui vietava il futuro prestito di opere d'arte, un tema ancora oggi dibattuto. Nella postfazione del libro l'architetto Massimiliano Fuksas argomenta che lo spostamento è irripetibile. Paolo VI, pur essendo contrario al viaggio, acconsentì per rispetto del suo predecessore. Il no, paradossalmente, arrivava anche dall'America, da una serie di servizi del Times, secondo cui togliere la Pietà dal suo contesto naturale sarebbe stata una forzatura. Contrarie anche le componenti cattoliche progressiste americane che vedevano la sua presenza come una forma di cattolicesimo ormai tradizionale. Non mancarono momenti di tensione alimentati dalle organizzazioni afro-americane anti-segregazioniste che minacciarono di far saltare la Pietà se Johnson non avesse portato avanti le riforme di Kennedy. Si attivò l'FBI. L'America, però, dobbiamo dirlo, ha avuto con l'opera un rapporto filiale. Il successo dell'Expo mise a tacere le polemiche.

Cosa significa la Pietà per il Vaticano?

Il Vaticano ha sempre avuto un rapporto particolare con Michelangelo, genio ideatore e costruttore della Cupola di San Pietro, autore degli affreschi nella Cappella Sistina e in quella Paolina. La Pietà è una teologia scultorea, tesoro di fede e riflessione, realizzata da Michelangelo poco più che ventenne. Due gli aspetti teologici da sottolineare: il volto della Vergine e il corpo di Cristo. La Vergine della Pietà era una mamma di una cinquantina d'anni, ma osservando la scultura vediamo una donna giovanissima. Michelangelo concepì la madre del Cristo eternamente giovane, bella e dolce per intervento divino. E il corpo di Cristo non ce lo rappresenta martoriato. È un Cristo nella sua bellezza, che pur morto ha sconfitto la morte, che dorme e sta per svegliarsi. Fu una rivoluzione a quel tempo.

Cos'è la “guerra” del polistirolo?

Ci furono scontri tra i vertici, molto decisionisti, inviati dall'Expo di New York per seguire l'organizzazione del viaggio ei “sampietrini” su come tecnicamente imballare la Pietà. I sampietrini usavano metodi più antiquati con trucioli di legno, cartoni all'interno per evitare sballottamenti, invece gli americani, che si erano fatti carico del trasporto, imponevano una tecnica avanzata: l'uso del polistirolo. Lo scontro portò alle dimissioni della ditta incaricata dal Vaticano. La statua fu deposta in due casse, una di legno e una di metallo, per farla rimanere a galla in caso di un malaugurato naufragio.

Perché Michelangelo scolpì ben tre Pietà: Vaticana, Bandini e Rondinini?

Michelangelo è un figlio che non ha mai visto la mamma, perché morta molto giovane. Ne ha avuto sempre grande nostalgia. Il rapporto fra figlio e mamma è stato una costante della sua vita di artista e di uomo.

Nella foto di copertina, la partenza della Pietà per il porto di Napoli, da dove sarà imbarcata per New York, il 24 aprile 1964.





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