Istruzione

1° maggio, Anief: giorno amaro per tanti lavoratori della scuola, a partire da un milione e mezzo di precari – Orizzonte Scuola Notizie


“Il 1° maggio dovrebbe essere una ricorrenza, una festa, invece è una giornata amara per chi cerca o trova un lavoro a scuola: spesso precario, sfruttato e poi di ruolo sottopagato e in servizio lontano da casa”: lo dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel giorno della Festa dei lavoratori italiani.

Vieni sindacato autonomo – dice il presidente Anief – chiediamo segnali forti nel prossimo Atto di indirizzo per il rinnovo del Contratto di Istruzione, Università e Ricerca, ma anche una riforma normativa per adeguare la legislazione italiana a quella europea sui contratti a termine e sull'organizzazione dell'orario di lavoro”.

Il sindacalista, quindi, si rivolge a chi il lavoro lo cerca ancora, lo ha perso, lo vive con contratti atipici, da precario sfruttato, di ruolo sottopagato e separato dai propri affetti: “Perché allora festeggiare in Italia, per chi lavora nella scuola italiana. Perché finché c'è cittadinanza c'è il diritto di rivendicare le proprie tutele in sindacato e in politica, nei tribunali e nelle piazze, all'opinione pubblica e nelle assemblee. Questo facciamo come sindacato Anief e chiediamo di farlo sempre più assieme ai lavoratori della scuola, perché sono prima di tutto persone, non numeri, con una dignità e una professionalità che lo Stato ancora gli deve riconoscere. Perché è vero che finché c'è vita c'è speranza ma senza la volontà comune è difficile cambiare le cose”.

Il giovane sindacato autonomo, oggi 1° maggio si rivolge alle tante categorie di lavoratori della scuola in difficoltà. A chi cerca lavoro: un milione e mezzo tra aspiranti insegnanti e Ata, che presentano ogni anno domanda di supplenza dentro e fuori le graduatorie provinciali e di istituto, alla ricerca di un contratto che possa soprattutto far acquisire punteggio. A chi il lavoro lo ha perso: le tante maestre con diploma magistrale spodestate dalle cattedre dopo anni di supplenze, molte anche se già di ruolo perché provenienti dalle Gae, e ancora i vincitori vincitori dei concorsi ammessi con riserva dai tribunali e poi licenziati. A chi vive l'attività lavorativa con contratti atipici: come le maestre delle sezioni Primavera, gli assistenti all'autonomia e alla comunicazione con una busta paga giornaliera che in certi casi non supera i 7 euro. A chi è sfruttato: sono i 300 mila supplenti con contratto fino al 30 giugno e al 31 agosto, oltre alle altre migliaia di supplenti brevi e saltari che non hanno ad oggi riconosciuta la parità di trattamento giuridico ed economico (su ad esempio scatti di anzianità , mensilità estive, permessi, assenze) rispetto al personale di ruolo.

Nella lista dei dipendenti scolastici privati ​​dei loro diritti c'è anche chi è sottopagato e separato dagli affetti: un milione di lavoratori Ata, educatori e docenti della scuola italiana con un reddito medio non soltanto inferiore alla media europea ma del 30% più basso della media degli altri dipendenti pubblici, di 20 punti sotto l'asta registrata negli ultimi 15 anni nel nostro Paese, con una trattenuta contributiva mensile del 2,5% per la liquidazione assente per i lavoratori del privato, con aumenti salariali nettamente inferiori a quelli registrati da operai e metalmeccanici negli ultimi venti anni. Senza dimenticare che due lavoratori di ruolo su dieci presentano ogni anno domanda di mobilità invano perché assunti lontani dalla propria residenza e dai loro affetti, senza alcun sussidio dello Stato e stipendi ridotti vicini alla soglia di povertà.

Più che festeggiare – commenta ancora Marcello Pacifico – oggi denunciamo una situazione non più sostenibile. Ma per protestare bisogna conoscere i propri diritti, informarsi, studiare e agire fingendo il rispetto dello stato di diritto. Quello che l'Anief fa ogni giorno, un sindacato che sta continuando a registrare, orami da tre anni consecutivi, una crescita delle iscrizioni e che lotta giornalmente per la tutela di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori atipici, precari, di ruolo, disoccupati del mondo della scuola. Perché dalla sua fondazione ha sposato la causa della dura battaglia contro la precarietà. E allora buon 1° maggio soprattutto a questi lavoratori con pochi diritti”, conclude il sindacalista.



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