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Chi è Giacomo Gianniotti, l’attore che ha sostituito Luca Marinelli nel ruolo di Diabolik


Dal bianco al nero, senza grigi intermedi. Dal candido telegenico camice medico alla tuta più noir dei fumetti. Dal bravo
chirurgo al genio del male. Insomma: dalla casella dell'eroe a quella dell'antieroe, senza passare dal via. Un salto “senza rete” cercato, voluto professionalmente, quello di Giacomo Gianniotti, attore italocanadese che vestei panni del nuovo Diabolik nel secondo film dei fratelli Marco e Antonio Manetti sull'imprendibile mago del crimine, Diabolik – Ginko all'attacco!,
stasera su Rai 1tratto d all intramontabile fumetto che compie 60 anni di vita, uscito dalla fantasia di un'altra coppia
di fratelli, anzi, di sorelle: Angela e Luciana Giussani.

Gianniotti lo conosciamo per aver interpretato la parte del bel dottor Andrew DeLuca del Seattle Grace Hospital in Grey's Anatomyla celeberrima serie televisiva statunitense che lo ha visto in scena per sette anni.

«Dopo il bello e il bravo» dice l'attore «volevo fare qualcosa di radicalmente diverso, per dimostrare a me stesso e al pubblico che so fare altro, soprattutto parti dark, da antieroe. E quella del ladro di Clerville era perfetta».

C'è voluto poco per convincere i Fratelli Bros che potevano vestire i panni “attillatissimi” del “Re del terrore”. «Una sfida che mi attrae e mi diverte», commenta.
Nato e cresciuto alla Garbatella da madre canadese e padre italiano, si è trasferito a Toronto a 6 anni. È cresciuto con
mamma in Canada, ma ogni estate torna in Italia.

Ti è sempre piaciuto recitare, vero?
«Sì, così tanto che a Toronto ho frequentato il liceo artistico con indirizzo drammaturgico».

A 10 anni hai recitato in un film girato a Cinecittà.
«Ebbi una piccola parte in un film di Giulio Base, con Vittorio Gassman. Era solo un gioco, ma mi innamorai subito
della recitazione».

Sei figlio d'arte?
«No, ma un po' di questo sangue corre nelle mie vene, perché mia madre era pittrice e insegnante d'arte e mio padre un musicista. Infatti sono tornato a Roma due anni per studiare da attore. Ho assunto un agente. All'inizio facevo comparse,
partecipate, accettavo tutto».

Tornato a Toronto, hai lavorato in teatro e in Tv, in piccole parti. Poi a Los Angeles con Grey's Anatomy la celebrità.
Adesso torni in Italia da protagonista, con Diabolik. È una rivincita?

«È così. Mi ritengo fortunato per la carriera che ho avuto finora: il successo in America mi ha aiutato, ma adesso
Vorrei proseguire a lavorare in Italia».

Conoscevi Diabolik?
«Sì, ma non lo avevo mai letto, non essendo appassionato di fumetti. Lo vedevo nei manifesti della metropolitana, in edicola
sulle copertine. Per il film mi sono divorato un centinaio di album».

E ti ho preso?
«Letteralmente. Ora sono un fan di Diabolik».

Problemi per entrare nella parte?
«Anzitutto per entrare nella tuta superattillata dell'inafferrabile criminale. Poi per entrare nei toni “scuri” della sua psicologia criminale. Infine, ed è l'aspetto più impegnativo, rendere il Diabolik innamorato».

Proprio il rapporto con Eva Kant, l'inseparabile compagna di Diabolik, l'unica che riesce a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, è forse uno dei punti di forza di questo fumetto.
«È così. Ogni episodio, oltre all'impresa criminale, racconta una storia d'amore. Il rapporto tra Diabolik ed Eva è così appassionante che alla fine il lettore tifa per loro e il loro amore».

Diabolik e Ginko, il poliziotto che da sempre gli dà la caccia, hanno, per caso, qualcosa in comune?
«Sì, entrambi vivono con un'ossessione. Diabolik non può fare a meno di pensare al colpo a effetto. E Ginko vive in funzione
della caccia a Diabolik. Sono due tormentati».

Perché Diabolik è così popolare ancora dopo 60 anni?
«Per più motivi, e tra questi sottolineo il fatto che si tratta di una storia scritta da due donne in un mondo, come quello dei fumetti, dominato dagli uomini, e con una protagonista femminile diversa, emancipata, intelligente, che non vive all' ombra del
grande genio ma gli sta al fianco con pari forza. Una figura a tutto tondo che è protagonista essa stessa. Anzi, dentro
molti casi salvano la pelle a Diabolik. Un personaggio femminista».





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