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Caso Falcinelli, Tajani: “Arresto noto da febbraio. Ma le immagini le ho viste solo due giorni fa”


L'arresto brutale di Matteo Falcinelli a Miami era noto anche all'Italia da febbraio scorso. Da subito dunque, visto che lo studente di Spoleto in Florida per studio è stato fermato fuori da uno strip club alla fine di quel mese, nella notte tra il 24 e il 25. E, secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “il consolato italiano in Usa se ne è occupato dal primo giorno”. Quel che nessuno sostiene di aver visto fino a pochi giorni fa sono le immagini di quell'arresto, quelle riprese dalle bodycam degli agenti e che sembrano smentire più punti della loro versione. “Le ho viste solo l'altro ieri”, sabato 4 maggio dunque, quando il Quotidiano nazionale le ha pubblicate per primo, ha raccontato ancora Tajani a La7.

Immagini crude

Quella dell'arresto “è un'immagine che non avrei mai voluto vedere, ho parlato ieri pomeriggio a lungo con la mamma, le ho detto che quelle immagini mi hanno toccato profondamente: anche io sono un padre e immagino quello che ha provato. Poi assicurato tutto l'impegno da parte del Consolato d'Italia a Miami, che anche la signora Vlasta Studenicova ha riconosciuto e ringraziato”, ha aggiunto Tajani.

Il padre del ragazzo, Fulvio Falcinellinon ha voluto invece commentare la vicenda: “Se ne stanno occupando ambasciata e consolato”, ha confermato solo raggiunto al telefono.

La Procura di Perugia segue il caso

E anche la procura generale di Perugia sta seguendo il caso. In particolare l'Ufficio guidato da Sergio Sottani intende verificare se quanto successo sia stato segnalato in qualche modo ai magistrati umbri.

Tra le domande da valutare c'è tra l'altro l'effettiva residenza a Spoleto del giovane. Sia riguardo ai fatti dei quali è stato accusato negli Usa sia come possibile parte offesa nei confronti della polizia statunitense.

La madre di Falcinelli ha aggiunto: “Confido assolutamente nel governo e nelle istituzioni di ottenere la giustizia per Matteo, non condannando gli Stati Uniti in generale ma i diretti responsabilità”.

Tajani: contrario al numero identificativo

Responsabili che, se fossero in Italia, non dovrebbero avere secondo Tajani il numero identificativo né sui caschi né sulle divise perché altrimenti, sostiene il ministro, “mi sembra poi di aprire la caccia al poliziotto, al carabiniere, al finanziere. Le regole di ingaggio – ha aggiunto il ministro – sono completamente diverse negli Stati Uniti ed in Italia, quindi sono assolutamente contrario a questo”.



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