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Ncuti Gatwa, il mio Dottor Who empatico e pieno di energia – Tv – Ansa.it


Un 'Dottore' “molto empatico, che accetta di più le sue emozioni e le sue debolezza, consapevole che sono anche quelle a rendere più forte. Ha anche una grande energia e non ha paura di essere un po' sfacciato, di flirtare un po '…d'altronde ha due cuori”. Così sorridendo Ncuti Gatwa, classe 1992, primo interprete di origine africana (è nato in Ruanda e cresciuto da quando aveva due anni in Scozia) e apertamente queer nel ruolo, descrive i tratti dell'iconico protagonista di Doctor Who, la serie brit fantasy/ cult di fantascienza che torna con un nuovo Dottore (il 15/o nella saga iniziata nel 1963), su Disney+ dall'una del mattino di sabato 11 maggio.


Il pubblico ripartirà da “The Church on Ruby Road”, lo speciale che ha debuttato in anteprima lo scorso dicembre, in cui aveva incontrato anche la principale compagnia di avventure di Doctor Who in questo arco narrativo, la brillante Ruby Sunday (Millie Gibson). L'avventura continuerà attraverso due nuovi episodi; gli altri arriveranno, uno a settimana, ogni sabato.


Si parte con Space Babies (La stazione spaziale dei bambini)' e The Devil's Chord (Il maestro), in cui troveremo il Dottore e Ruby prima in una baby farm del futuro e poi negli anni '60 distopici dove la coppia incontra i Beatles. Una delle forze di questa serie “è sempre stata l'essere sintonia con la società e i tempi che cambiano” dice nell'incontro in remoto con la stampa internazionale lo showrunner Russell T Davies, già firma della serie revival che ha rinnovato dal 2005 il successo di Doctor Who. “Sono consapevole che le generazioni più giovani sono molto più coraggiose a parlare di emozioni”, quindi “volevo un eroe e un'eroina che fossero aperti, onesti, persino brutali nel farlo”. Per Davies è anche importante proteggere lo spirito positivo e ottimistico della serie: “Credo nel lieto fine, anche se nella serie non manca il dramma e sia Ncuti che Millie trasmettono tutta la gamma di emozioni in misura straordinaria.


Penso però che soprattutto questa generazione abbia bisogno anche di serie piene di gioia. Ci sono molti thriller cupi, racconti di futuri distopici terribili, e li adoro, mi piace guardarli ma Doctor Who fa da contrasto. È pieno di speranza”.

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