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Emilio Isgrò , la mia prima cancellatura 60 anni fa – Arte – Ansa.it


Un tir giallo con la scritta rossa 'Questo veicolo trasporta una formica', che spunta tra parole annerite, campeggia al lato della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. E' l'ultima provocazione dell'artista Emilio Isgrò, maestro della cancellazione e una delle figure più autorevoli della cultura italiana. “Bisogna far diventare grandi le cose piccole, non il contrario”, commenta Isgrò, mai pago delle sue continue sperimentazioni artistiche. Lo abbiamo incontrato alla Galleria Nazionale di Roma durante la presentazione del progetto 'Artista alla Gnam', voluto e organizzato dalla direttrice Cristina Mazzantini per avvicinare il grande pubblico all'arte contemporanea con la formula 'un anno, un artista, una sala'. Per il 2024 Mazzantini ha scelto proprio Emilio Isgrò che quest'anno celebra i 60 anni della sua prima cancellazione, gesto artistico potente e radicale, che contraddistingue la sua opera e che ha rivoluzionato il linguaggio dell'arte a livello internazionale. “Essere il primo artista italiano che inaugura un nuovo corso nel nostro Paese mi responsabilizza – commenta l'artista – ne sono felice e cercherò di mettere le mie capacità a disposizione dell'arte, la parte migliore del Paese”. Nel museo il maestro, oltre a incontrare giovani studenti, appassionati e protagonisti della società civile, porta alcune sue opere iconiche – da 'Planetarium', 'Storico' a 'Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (Performance)', da 'Come cancellare l 'inutile' a 'Le tavole della legge ovvero la Bibbia di Vetro' – e l'ultima creazione, 'Isgrò cancella Isgrò'. “Dopo aver cancellato la Divina commedia non potevo diventare così borioso da non cancellare me stesso” spiega con divertita ironia il maestro. E' la cancellazione di 'Autocurriculum', il suo romanzo autobiografico uscito per Sellerio nel 2017, trasformato in opera d'arte che poi verrà donata alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea. Qui, nella sala a lui dedicata per un anno, è appeso alla parete il libro con le “cancellature in nero e oro, gli stessi colori dei codici miniati”, sottolinea l'artista. Ancora una volta le cancellature non nascondono, non eliminano ma fanno riflettere, portano a una rinascita, offrono nuove possibilità di interpretazione del mondo, aprendolo a nuovi significati. “Sessant'anni fa arrivò a Venezia la Pop Art – prosegue Isgrò – che mi sedusse ma che allo stesso tempo mi spaventò perché diffondeva il potere dell'immagine cancellando le parole, pilastro della nostra civiltà. Così ho deciso di salvare la parola proprio attraverso l'immagine”. A Roma Emilio Isgrò incontrerà soprattutto i giovani che si avvicinano alle sue opere: “I giovani hanno bisogno di buoni esempi e noi dobbiamo comportarci in maniera eticamente accettabile oltre che esteticamente affine al loro sentire. L'arte è l'unica forma di educazione e mi aspetto una legislazione che aiuta i giovani artisti”. La prima lezione la dà con le sue opere, dove non smette di essere 'scomodo e riottoso', con la consapevolezza di chi si è prodigato sempre perché l'arte sia aperta a tutti.

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