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Ayrton Senna, un mito più veloce del tempo



Nada pode me separar do amor de Deus: «Niente può separarmi dall'amore di Dio». Le lettere in rilievo sulla tomba di Ayrton Senna, nel cimitero di San Paolo in Brasile, sono scolpite da ormai trent'anni, ma la pioggia non le cancella.

Nemmeno è possibile cancellare il ricordo di quanto è successo quel 1° maggio 1994 a Imola durante il Gran Premio di San Marino. La giornata di sole, la Festa dei lavoratori, il rombo dei bolidi nel pomeriggio… nulla lascia presagire che la tragedia possa essere dietro l'angolo.

Ma poi in Tv si vede la sua Williams fuori controllo andare dritta contro il muretto invece di seguire la curva del Tamburello e venire verso di noi. Due binari invisibili hanno condotto prematuramente Senna all'incontro con il destino.

Non è stato il pilota con il maggior numero di Mondiali vinti, nemmeno quello con il maggior numero di Gran Premi o di pole position conquistati – ed altri fenomeni della Formula 1 spettano questi allori – eppure Ayrton Senna Da Silva rimane uno degli assi più amati e idolatrati nella storia del Circo. Il suo modo di correre, sempre all'attacco, sempre sul filo del rasoio, poco “ragionieristico”, lo avevano reso un beniamino del pubblico, che da lui sapeva di potersi aspettare in qualsiasi momento della gara il sorpasso spettacolare o la rimonta impossibile. In uno sport particolare come la Formula 1, dove la coazione a ripetersi di ogni giro di pista, spesso uguale al precedente, porta alla noia e al disinteresse, avere uno come Senna in pista garantiva l'imprevedibilità, il guizzo inaspettato per il quale valeva la pena aspettare.

Nato il 21 marzo 1960 – l'anno che ha dato i natali anche a Diego Armando Maradonail suo alter ego calcistico – da una benestante famiglia di San Paolo, Ayrton Senna riceve a 4 anni un go-kart dal padre dal quale, simbolicamente, non scenderà mai più. Mostra sin da ragazzo un'irrefrenabile passione per la velocità che, unita a una determinazione implacabile e uno straordinario talento di guida, lo portano a 13 anni a gareggiare nel mondo dei kart e, anno dopo anno, salire di categoria sino all'esordio in Formula 1 nel 1984 con una scuderia inglese minore, la Toleman. Ma ci mette solo sei Gran Premi a entrare nel cuore degli appassionati della velocità.

Domenica 3 giugno si corre sul circuito di Montecarlo sotto un diluvio interminabile: il Gran Premio diventa una gara a eliminazione, dove l'importante è arrivare in fondo senza sbattere sui guard-rail. Pochi piloti restano in gara, tra questi proprio lo sconosciuto esordiente brasiliano che, anzi, è il più veloce di tutti, vola sul bagnato e sta per raggiungere il grande Alain Prost al comando. La gara viene improvvisamente interrotta dai giudici per questioni di sicurezza, tra le polemiche Prost salva il primo posto, proprio mentre Senna sta per passare anche lui: non arriva la prima vittoria, ma quel giorno nasce il mito del “mago della pioggia”. Montecarlo diventerà indubbiamente il suo luogo d'elezione, un circuito cittadino che esalta le sue qualità di guida tra le anguste vie del principato. Lo confermano le 6 vittorie e le 5 pole position in 10 anni.

Anno dopo anno Senna riesce a salire nella gerarchia dei piloti ea garantirsi le scuderie più competitive, passando dalla Toleman alla Lotus (con cui vinse il primo Gran Premio della carriera) e, finalmente alla McLaren, la monoposto con la quale poter puntare al titolo mondiale , poi vinto per tre volte (1988,1990,1991). Sono, questi, gli anni della avvincente – ea tratti polemica – rivalità con il compagno di scuderia Alain Prost, gli anni in cui il grande pubblico può apprezzarlo al meglio e in cui emerge anche il lato umano e religioso, quella fede cattolica professata in modo quasi mistico, da tipico brasiliano, come al termine del Gran Premio del Giappone del 1988 quando, fresco campione del mondo, dichiarò di aver visto Dio al suo fianco nello schieramento di partenza.

Il passaggio dalla McLaren alla Williams nel 1994 potrebbe consentirgli di conquistare il quarto titolo, gareggiando sulla monoposto lasciata libera da Prost che si era ritirato dal mondo delle corse da campione in carica, ma l'incidente di Imola del 1° maggio spezza il suo sogno insieme con la vita. Un lutto che dura da trent'anni per tutti i suoi tifosi, soprattutto in Brasile dove il suo volto continua a sorriderci dai murales di San Paolo.

Solo due anni dopo la tragedia di Imola fu Lucio Dalla (con il testo del cesenate Paolo Montevecchi) a “prestargli” la voce per permettergli, con malinconica dolcezza, di prendere congedo dal mondo dei vivi: «E ho deciso, una notte di maggio / In una terra di sognatori / Ho deciso che toccava, forse, a me / E ho capito che Dio mi aveva dato / Il potere di far tornare indietro il mondo / Rimbalzando nella curva insieme a me / Mi ha detto: “Chiudi gli occhi e riposa” / E io ho chiuso gli occhi».





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