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Coltivare la memoria per non perdere la democrazia


È Silvia Giralucci, figlia di Graziano, esponente del Movimento sociale ucciso dalle Brigate rosse il 17 giugno del 1974, a condurre in Senato la cerimonia per la Giornata in ricordo delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Un “annus horribilis”, quello. In cui, oltre al papà di Silvia e al suo amico Giuseppe Mazzola, si ricordano anche le stragi neofasciste di piazza della Loggia, a Brescia, il 28 maggio dello stesso anno, dove rimasero uccisero otto persone, quella del treno Italicus, la notte tra il 3 e il 4 agosto in cui morirono 12 persone. Tra esse anche il capotreno, Silver Sirotti, che, uscito incolume dall'esplosione, si gettò tra le fiamme per soccorrere i passeggeri, tra i quali due bambini, oggi adulti che sono presenti in aula. Dieci anni più tardi, il 23 dicembre, da ascriversi a Cosa nostra, ma i cui mandanti restano ancora da individuare, sarà un altro treno, il Rapido 904, a subire un attentato dinamitardo. Saranno 16 le vittime della cosiddetta Strage di Natale.

Alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni, del presidente del Senato Ignazio La Russa e di quello della Camera Lorenzo Fontana, Silvia Giralucci spiega il senso dell'incontro. Che è, innanzitutto, un momento di ascolto: «L'ascolto non è mai un atto passivo, quando è empatico. Significa condivisione, significa farsi carico, e risponde al bisogno di ricostruzione di quel senso di fiducia che in molti di noi familiari delle vittime è stato minato dalla violenza. La legge 56 del 2006, che ha istituito questa giornata, è una forma di presa in carico delle vittime da parte delle istituzioni non meno importanti, a questa fine, della condanna dei rei: perché sentirci riconosciuto lenisce il nostro dolore, è una forma di giustizia riparativa». E ancora ricorda l'impegno del padre per i referendum contro il divorzio. «Lo perché faceva era convinto che il voto delle cittadine e dei cittadini avrebbe inciso sulla società, magari in un modo che io non condivido, ma quel che conta nella democrazia è stare all'interno delle regole, confrontarsi democraticamente, pesare le forze in campo correttamente, attraverso il diritto/dovere di voto. Ed è questo che vorrei che rimanesse oggi: l'immenso valore della democrazia contro la violenza, e l'importanza anche i giovani si impegnano per incidere nella società ed esercitano il loro diritto di voto». Alla democrazia si richiama anche Alfredo Bazoli (il cui intervento pubblichiamo integralmente) che, nella strage di piazza della Loggia perse sua madre, Giulietta Banzi Bazoli. E c'è anche una scuola di Iseo, nel bresciano tra le premiate quest'anno perché, come ricordano i parenti delle vittime, la cosa importante è trasmettere la memoria alle nuove generazioni. Una memoria che significa anche verità. In tanti hanno chiesto che si aprono finalmente gli archivi per far luce anche su quei pezzi dello Stato che resero possibili depistaggi e coperture e che, ancora oggi, allontanano il raggiungimento di una ricostruzione giudiziaria e storica definitiva. Un impegno, quello della memoria che i ragazzi hanno preso sul serio. Per continuare a scrivere il futuro, come spiega Agata, che ritira il premio per l'istituto bresciano. Rilegge una lettera di Livia, la moglie di Manlio Milani, presidente della Casa della memoria. L'insegnante, morta nella strage, pochi giorni prima scriveva al marito: «”Dobbiamo guardare al futuro senza illusione e senza disperare”. E questo», dice la ragazza, «cara Livia è quello che faremo anche noi».





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