Cinema

Fear (2023): la recensione del film horror pandemico diretto da Deon Taylor


Casa » Cinema » Orrore e thriller » Fear (2023): la recensione del film horror pandemico diretto da Deon Taylor

09/05/2024 recensione film di Guglielmo Maga

Il regista torna sulle scene con un'opera derivativa e maldestra, incapace di generare la paura del suo titolo

Il 2023 è stato un anno ricco di horror 'pandemici', cioè ambientati nei giorni più bui del 2020/2021. Tra questi ricordiamo sicuramente il non esaltante Malato di John Hyams (la recensione), che vantava una sceneggiatura coscritta dalla mente dietro a GridoKevin Williamson, e l'ancora meno riuscito Paura di Deon Taylor.

Anche sotto la minaccia di una catastrofe globale, i trentenni rom (Giuseppe Sikora) e Bianca (Annie Ilonzeh) hanno ancora molto da festeggiare. Per questo convincono alcuni amici a trascorrere insieme un lungo weekend con loro allo Strawberry Lodge, una remota baita nelle campagne californiane. Ma quando una super-pandemia costringe il gruppetto a isolarsi in quel posto, si ritrovano presto sotto il giogo di una strega demoniaca che li costringe a vivere da svegli i loro peggiori incubi.

locandina del film horror 2023 della pauralocandina del film horror 2023 della pauraAffinché un'idea come quella alla base di Fear funzioni, i tormenti che ogni personaggio è costretto a sopportare deve servire a far progredire la nostra comprensione di qualcosa.

Questo approccio avrebbe se non altro permesso allo sceneggiatore e regista Deon Taylor (La casa accanto: Ti presento i neri 2) di caver fuori qualcosa di sostanziale dal suo modesto impianto tecnico, come una maggiore comprensione della mitologia demoniaca o anche solo delle tensioni provate da questo manipolo di amici.

Invece, ogni sequenza di morte è così isolata dalla narrazione che l'avvolgimento che l'intera vicenda finisce per precipitare immediatamente nel vuoto. La paura è così più una rassegna di stereotipi horror del XXI secolo che un vero e proprio film in qualche modo autonomo.

Prendiamo ad esempio la scena in cui Lou (il rapper TI) viene costretto a entrare nel seminterrato. Si tratta di un momento standard per qualsiasi thriller apocalittico e simili – ignoriamo, se possibile, l'approccio strumentale che Fear adotta nei confronti delle ansie pandemiche … – e, se non altro, dovrebbe rappresentare un punto di rottura definitivo per il gruppo.

Mamma le 'regole' di Fear sono così mal concepite che anche questa sequenza non riesce a funzionare. I personaggi sono stati semplicemente posseduti dalla paura del titolo e quando arriva il loro turno di morire, questi decessi servono solamente come richiami 'glorificati' alle loro confessioni davanti al tipico falò di qualche tempo prima.

È frustrante vedere Fear oscillare con noncuranza tra i sottogeneri del caratteristica della creaturadella casa infestata e del folk horror. Non è necessario che prodotti come questo siano innovativi al punto di rompere gli schemi – l'horror è in fondo il jazz cinematografico, una serie di variazioni sopra un solido tema centrale – ma bisognerebbe almeno riconoscere il perché gli artisti da cui stiamo prendendo spunto hanno colpito nel segno.

Alla fine, la cosa più spaventosa di Fear è il suo montaggio di apertura con video di repertorio, un complimento che nessun regista vorrebbe sentirsi fare.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Fear, in Italia disponibile direttamente a noleggio su molte piattaforme streaming:



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *