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Con Muti e i Wiener al via il Ravenna Festival



È antico, intenso e affettuoso il legame fra Riccardo Muti ei Wiener Philarmoniker, una delle più prestigiose orchestre al mondo. Un legame nato nell'estate del 1971 quando Herbert von Karajan chiamò il ventinovenne Riccardo Muti a dirigere Don Pasquale di Donizetti al Festival di Salisburgo.

Da allora Muti ha guidato i Wiener Philarmoniker in più di 500 occasioni, tra opere e concerti. I più recenti pochi giorni fa, nella sala del Musikverein a Vienna, in occasione del 200° anniversario della prima esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven. In quella sala Muti ha diretto l'orchestra viennese in sei concerti di capodanno e il 1° gennaio del 2025 tornerà sul podio per il settimo appuntamento con i valzer e le polke che aprono il nuovo anno nel popolarissimo concerto trasmesso dalle televisioni di mezzo mondo.

Ma Muti ha il merito di portare i Wiener anche in Italia, in particolare a Ravenna.

L'ultima volta è stata nel 2021 (due concerti quando ancora erano attivi i “protocolli Covid”), ma la prima esibizione ravennate risale a molti anni prima, al 1992, mentre qualche anno dopo, nel 1996, proprio a Ravenna sarebbero per la prima volta scesi in buca al di fuori del proprio teatro, con Così fan tutteprimo tassello della trilogia Mozart-Da Ponte poi portata a termine nel giro di qualche anno.

Ora i Wiener tornano a Ravenna la sera di sabato 11 maggio per inaugurare la XXXV edizione del Ravenna Festival. In un concerto da tutto esaurito per i 3.500 spettatori del Pala de André, Riccardo Muti li guiderà nell'esecuzione di due capolavori del repertorio sinfonico. La Sinfonia n. 35 in re maggiore “Haffner” K 385 di Mozart e della Sinfonia n. 9 in do maggiore “La grande” D 944 di Schubert.

Dopo la sontuosa inaugurazione del l'11 maggio, Riccardo Muti tornerà alla guida della sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini il 9 giugno per un concerto in omaggio a Ferruccio Busoni (con la partecipazione del clarinettista Simone Nicoletta). Il 7 luglio a Ravenna e il 9 luglio a Lampedusa si svolgerà poi la XXVIII edizione de Le vie dell'Amicizia.

I concerti diretti da Riccardo Muti si apriranno con la composizione elettroacustica Samia suite di Alessandro Baldessari e Claudio Cavallin, commissionata dal Festival. Per lo Stabat Mater di Giovanni Sollima su versi di Filippo Arriva in antico siciliano, all'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e al Coro della Cattedrale di Siena Guido Chigi Saracini preparato da Lorenzo Donati si uniranno il controtenore Nicolò Balducci, Lina Gervasi al theremin e lo stesso Sollima. Il violoncello che suonerà, al pari di altri strumenti ad arco in orchestra, è stato realizzato con il legno di barconi – recuperati a Lampedusa – nel carcere di Opera, per iniziativa della Fondazione La Casa dello Spirito e delle Arti che li ha messi a disposizione per l'occasione. Sull'accordo finale dell'ultimo movimento dello Stabat – “Ninna nanna ò” – si leveranno ninne nanne in idiomi diversi, dal salentino all'ucraino, intonate dalle voci femminili del Coro a Coro di Rachele Andrioli (a Ravenna arricchito da donne della città ). È invece alla sola cantante palestinese del gruppo che è affidata la preghiera tradizionale araba dedicata alle madri, dopo la quale il coro chiuderà il concerto con una selezione di “canti migranti”. A Lampedusa, dove l'appuntamento è sostenuto dal Ministero della Cultura e SIAE, sarà coinvolta anche la Banda dell'Associazione culturale musicale Lipadusa, diretta da Gaetano Palmieri.





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