Ospedali e medici di famiglia non si parlano: sprecati 6 miliardi in ricoveri
Un blackout comunicativo che costa caro: almeno 6 miliardi in ricoveri inutili. Perché specialisti ospedalieri e medici di famiglia si parlano troppo poco visto che si consultano quando un paziente è recuperato in appena il 15% dei casi, mentre in otto casi su dieci i pazienti arrivano in reparto senza che si sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di saluti perché il fascicolo sanitario elettronico è appena aggiornato una volta su cinque. Così non ci si deve poi stupire se in media tre ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali. Il che in numeri assoluti fa 2 milioni e 250 mila ricoveri evitabili l'annopari a uno spreco di circa 6 miliardicalcolando che il costo medio di un ricovero è di circa 3mila euro.
Troppi ancora i ricoveri “sociali” e quelli impropri
La fotografia poco consolante del muro che separa in sanità ospedali e territorio è stata scattata dalla indagine condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, su un campione rappresentativo di tutte le Regioni. Due mondi quasi incomunicabili che finiscono per generare accessi impropri al pronto soccorso e ricoveri evitabili. Problemi che solo per il 7,6% dei medici potranno essere risolti da ospedali e case di comunità, il fulcro della riforma sanitaria territoriale finanziata complessivamente con oltre 7 miliardi del Pnrr. Ma veniamo ai dati: partendo dai ricoveri “sociali” – ossia di pazienti che si sarebbero potuti assistere anche a casa se solo esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete familiare in grado di accudirli – questi rappresentano il 20% del totale nel 31, Il 7% delle strutture interpellate mentre la quota supera il 30% nel 15,4% degli ospedali e il 40% nel 4,7% degli stessi, per una media di un recupero su 5. Nel 34,1% delle strutture si avrebbero invece potuti evitare un buon 30% dei ricoveri con una migliore presa in carico dei pazienti nel territorio. Percentuale di ricoveri impropri che è di più del 40% nel 33,7% dei nosocomi, mentre in altre realtà ospedaliere la quota di ricoveri evitabili oscilla tra il 10 e il 20%. Solo l'1,8% non segnala ricoveri impropri per carenze della sanità territoriale.
Poco dialogo tra ospedalieri e medici di famiglia, Fascicolo sanitario al palo
Variegate le azioni che a giudizio dei medici internisti ospedalieri avrebbero potuto evitare ai pazienti di soggiornare in reparto. Per il 32,6% servirebbe un maggior rapporto tra ospedale e territorio, per un altro 32,4% una maggiore offerta di assistenza domiciliare integrata, per il 21% basterebbero le nuove case e ospedali di comunità e per il 13,9% sarebbe necessaria una apertura più continuativa degli studi dei medici di famiglia. Ma soprattutto per comunicare – pur senza parlare – uno strumento ospedale e territorio ce l'avrebbero ed è il Fascicolo sanitario elettronico, che dovrebbe contenere tutta la nostra storia sanitaria, dalle patologie che ci affliggono alle terapie che assumiamo al momento di finire in ospedale. Peccato che i medici del territorio, anche per farroginosità burocratiche, non riescano ad aggiornarlo nel 39,3% dei casi o lo facciano raramente nel 41% dei casi. Percentuali simili si trovano quando si tratta di rilevare il dialogo tra medici ospedalieri e territoriali. I primi nel 71% dei casi si consultano solo raramente con i medici di famiglia quando un paziente viene ricoverato, mentre per il 13,7% il consulto non avviene proprio mai. Si verifica invece abbastanza frequentemente appena nel 15% dei casi. La consulenza si attiva sempre appena lo 0,2% delle volte.
Uno scollamento tra ospedale e territorio che dura da molti anni
«L'indagine condotta in questi giorni da Fadoi dimostra numeri alla mano quello che come internisti ospedalieri abbiamo sempre denunciato, ossia lo scollamento pressoché totale tra ospedale e territorio. Anacronistico in un Paese che invecchiando vede aumentare il numero di pazienti cronici con poli-patologie che richiedono una presa in carico globale, che ricomprenda sia la fase che precede il ricovero sia quella seguente», avverte il Presidente della Federazione , Francesco Dentali. «Purtroppo, come segnalano a larga maggioranza i nostri medici – continua Dentali -, questa frattura non sarà ricucita dalla riforma della sanità territoriale finanziata con i soldi del Pnrr, che ha disegnato le mura delle nuove strutture, senza definire chi ci lavora e come si rapportino con l'ospedale». «Come mostrare i risultati della Survey, servono regole chiare e stabilite a livello nazionale che leghino tutta la filiera del Servizio sanitario nazionale. Oggi invece -afferma Dario Manfellottopresidente della Fondazione Fadoi- i percorsi di cura sono frammentati e spesso si formano dei colli di bottiglia che intasano le strutture».