Istruzione

Gravidanza, aumentano i casi di conservazione degli ovociti



Negli stessi anni anche la Società europea per la riproduzione umana e l'embriologia (Eshre) ha approvato l'uso della conservazione pianificazione degli ovociti per la preservazione della fertilità. Da quel momento l'offerta di servizi pubblici e privati ​​per la conservazione degli ovociti è cresciuta in modo esponenziale.

La conservazione degli ovociti è già disponibile anche in Italia nei centri di Pma di secondo e terzo livello accreditati presso il Servizio sanitario nazionale e presso diverse strutture private. La tecnica consiste nel prelevare gli ovuli (pick up) dopo la diffusione ovarica con farmaci contenenti gonadotropina che poi vengono conservati a temperatura molto basse in azoto liquido in apposite biobanche. Dopo anni possono essere scongelati e utilizzati per le tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Il progresso in campo oncologico è stato uno dei fattori decisivi per lo sviluppo di tecniche sempre più efficienti di conservazione degli ovociti. Grazie alla ricerca scientifica, infatti, negli ultimi anni la sopravvivenza dopo una diagnosi di tumore è migliorata in modo significativo. Per alcune neoplasie, come il tumore al seno, la percentuale di persone in vita a cinque anni da una diagnosi precoce sfiora il 90%. Sia la radioterapia che la chemioterapia sono però terapie potenzialmente gonadotossiche che possono danneggiare le ovaie. Per questo oggi le donne in età fertile possono sottoporsi al prelievo degli ovociti per conservarli ed eventualmente utilizzarli, se lo desiderano, dopo aver completato il ciclo di cura.

“Congelamento delle uova”, quando conservare gli ovociti

I tumori non sono però le malattie uniche per cui si ricorre a terapie salvavita potenzialmente tossiche per gli organi riproduttivi. Alcune patologie autoimmuni o del sangue come l'artrite reumatoide, il lupus, la dermatomiosite, l'anemia emolitica e la trombocitopenia autoimmuni richiedono di sottoporsi a cicli di chemioterapia e, pertanto, presentano gli stessi rischi per la fertilità delle terapie oncologiche. In questo senso, la sola esistenza della possibilità di conservare gli ovociti rappresenta un sostegno concreto sul piano esistenziale, psicologico ed emotivo per chi riceve una diagnosi. Ancora poco diffuso, ma non per questo meno importante, è poi il ricorso alla conservazione degli ovociti a causa di patologie non fatali ma che possono comunque compromettere la fertilità come l'endometriosi, una patologia ginecologica cronica legata alla presenza di tessuto endometriale al di fuori dell'utero, che colpisce circa il 15% delle donne.

Accanto a queste motivazioni legate a una patologia diagnosticata, la conservazione degli ovociti offre la possibilità di posticipare la maternità anche per altre motivazioni, come il raggiungimento di una stabilità a livello professionale o economico.



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