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Intervista a Matteo Falcinelli: “Torturato in cella, da allora in me si è spento qualcosa”


“Quella notte si è spento qualcosa in me”. Matteo Falcinelli è lo studente italiano di 25 anni iscritto alla Florida International University che è stato uccidere a Miami nella notte tra il 24 e il 25 febbraio all'uscita di un locale notturno. IO video della polizia lo mostrano legato mani e piedi, bloccato a terra per 13 minuti.

Matteo Falcinelli, ha detto che la sua vicenda la segnerà a vita. Come si sente adesso, a distanza di quasi tre mesi da quanto le è accaduto?

“Purtroppo è stata un'esperienza terribile ed estremamente drammatica. In quella notte si è spento qualcosa in me. L'insopportabile sofferenza non l'ho vissuta soltanto durante l'atroce tortura dell'incaprettamento, che tutti voi avete visto, ma è continuata anche nei giorni successivi, in prigione e nei diversi ospedali dove poi sono stato recuperato. Anche se sono passati quasi tre mesi, ogni mattina che mi sveglio per me è come se fosse successo ieri”.

Nel suo caso si sono attivate le istituzioni italiane, la diplomazia, ma anche la politica. In un videomessaggio lei ha detto di aver ricevuto molti messaggi di solidarietà dall'Italia e dall'estero. È stupito che la sua vicenda abbia suscitato tanto interesse?

“Sì, sono rimasto molto colpito. Ho sempre detto alla mia mamma che avrei voluto raccontare la mia storia non solo per ottenere giustizia, ma anche per evitare che queste cose possano accadere in futuro ad altre persone. Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente tutte le persone che mi stanno vicine e tutte le istituzioni, soprattutto il Governo ed il Consolato Italiano di Miami, che mi danno sostegno e mi stanno aiutando ad ottenere la giustizia”.

Sua madre e suo fratello le sono molto vicini, nel supportarla e nel darle coraggio nella battaglia legale che state intraprendendo.

“Quando sono stato rilasciato, la prima cosa di cui avevo bisogno è stato un abbraccio di mia madre. Forse per la prima volta nella mia vita ho avuto una grandissima paura, al di là dell'immaginabile, ed avevo bisogno di sentirmi al sicuro. Anche mio fratello Marco mi stando moltissimo, con tanto tanto affetto, ed è anche venuto a Miami per poter starmi vicino personalmente. Sono rimasto invece sorpreso, anzi letteralmente scioccato, che mio padre Fulvio Falcinelli, nonostante sia stato avvisato da mio fratello Marco il 6 marzo 2024 dell'estrema serietà della mia situazione, si è totalmente disinteressato ed all'invito di Marco di contattare urgentemente la mamma , vista anche la gravità delle mie condizioni psicofisiche, ha risposto che non ci pensava minimamente. Non so che dire…”.

Lei e la sua famiglia avete detto di volere ottenere verità e giustizia. Quando vi sentirete soddisfatti?

“Al momento mi commuove l'attenzione mediatica e tutti i messaggi di supporto che ricevo e che non mi aspettavo. Sono molto felice e colpito positivamente dall'interesse del Governo e del Consolato di Miami, e dell'apertura del fascicolo della Procura di Roma, con la quale è in contatto l'avvocato Francesco Maresca, il quale ha dimostrato non solo una straordinaria professionalità, ma anche un impagabile ed umano sostegno a me ed alla mamma. Per noi questo è già un grande passo avanti. Per quanto riguarda la giustizia, sono sicuro che i miei legali gestiranno la situazione nel modo giusto ed a livello altamente professionale e da parte mia spero, che la mia vicenda possa dare coraggio anche a quelle persone, che magari hanno subito brutalità simili, ma non hanno avuto forza oppure hanno avuto paura di denunciarle”.

Sua madre ha detto che la vostra è una battaglia per i diritti umani. Il significato dell'azione legale che state preparando va oltre il suo caso?

“Chiaramente la mia azione legale è condotta mirata anche a combattere la brutalità e l'uso eccessivo della forza da parte della polizia americana, per il rispetto delle persone e dei diritti umani. Studiando negli Stati Uniti da 6 anni, ormai sono consapevole che queste ingiustizie capitano molto spesso e credo che le vittime devonono farsi avanti e non avere paura di denunciare i fatti. Ci deve essere un cambiamento perché non è giusto trattare le persone come animali”.

Lei ora si trova a Miami, nel campus dell'Università che frequenta. Ha detto anche di avere paura di restare negli Stati Uniti. È così?

“Ho molta paura…. Perché quando una persona subisce i maltrattamenti e le torture come quelle, che ho subito io, penso che sia naturale aver paura di tutto e di tutti… Ovunque”.

Lei ha conseguito la prima laurea negli Usa. Pensa di proseguire i suoi studi negli Stati Uniti e continuare a vivere in Florida?

“Il mio obiettivo è di provare a terminare questo percorso di studi per non rendere vani i sacrifici ed enorme sforzo, sia economico che personale, che ha fatto la mia mamma, insieme a mio fratello Marco. Loro hanno sempre creduto in me e mi hanno sempre sostenuto, anche con grandissimi sacrifici, visto che mio padre si sta sottraendo alle proprie responsabilità da anni e non mi ha dato mai neanche un euro per mantenermi durante i miei studi. Inoltre si tratta anche di una mia sfida personale per cercare di non permettere alle persone, che mi hanno distrutto ed umiliato come essere umano, di rovinarmi anche il futuro. Non così, però, se ci riuscirò…. Sicuramente sarà molto dura”.

Quando torneremo in Italia? Qual è la prima cosa che farà?

“Dovrei tornare verso la fine della settimana. Dobbiamo, però, ancora prenotare i voli i quali, essendo un ridosso della partenza, sono molto costosi per noi. Stiamo quindi cercando la soluzione più economica possibile. La prima cosa che vorrei fare, appena sarò in Italia, è salutare personalmente i miei amici e tutti quelli che mi sono stati vicini. Ovviamente, dovrò prima fare tutti gli accertamenti medici ed incontrarmi con l'avvocato Francesco Maresca per intraprendere le azioni dovute”.

Cosa vede nel suo futuro?

“Al momento mi sento completamente perso. Ho passato dei giorni in prigione, totalmente abbandonato a me stesso e senza la possibilità di comunicare con l'esterno, non sapendo cosa ne sarebbe stato di me. Proprio in quei giorni avevo perso la speranza cosa che tutt'ora ancora non ho ritrovato. Devo affrontare questo percorso a piccoli passi ed il primo obbiettivo è di terminare gli studi, se le mie condizioni psicofisiche me lo permetteranno. Non so se rimarrò in Florida, questo episodio ha sicuramente cambiato la mia prospettiva”.



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