Ragioniere alla Difesa, fantasma al Cremlino. Tutti i dilemmi del rimpasto voluto da Putin
Un ragioniere alla Difesa e un fantasma al Cremlino. Il quinto mandato di Vladimir Putin incomincia con un impasto dai molti interrogativi. Il primo, e il principale, riguarda la sorte di Nikolai Patrushev considerato fino a domenica sera l'ombra e il braccio destro dello zar. Privato della poltrona di segretario del Consiglio di Sicurezza trasferita, in un repentino giro di valzer, al discusso e critico ex ministro della Difesa Sergej Shoigu lo scomparso Patrushev incarna, in queste ore, la principale incognita del quinto mandato putiniano. La sua apparente, quanto inattesa, rimozione apre molti interrogativi sui motivi capaci d'incrinare un rapporto iniziato a fine anni '80 tra le fila del Kgb sovietico e diventato nei decenni l'asse portante del sistema di potere putiniano. Ma il capofila dei «siloviki», la classe di potere cresciuta dopo la caduta del Muro nei palazzi dell'intelligence di Pietroburgo, potrebbe anche essere in attesa di una destinazione più importante. O meglio di una carica creata per permettergli di condividere con maggior autorità i destini del Paese.
Perché se da una parte Putin non tollera chi minaccia il suo potere, dall'altra non dimentica la necessità – appresa alla vecchia scuola del Kgb – di temporeggiare e stupire. Dunque, ipotizzano alcuni, il «fantasma» Patrushev potrebbe anche ricomparire nei panni di nuovo vice zar. E chi lo suggerisce ricorda la promozione di Dmitry il figlio di Patrushev pronto ad aggiungere la carica di vice premier a quella di ministro dell'Agricoltura, ricoperta fin dal 2018. Un trampolino di lancio che Putin difficilmente regalerebbe al rampollo di un ex fedele ormai in disgrazia.
Proprio da quel trampolino ha spiccato il volo Andrei Belusov l'economista incaricato, a sorpresa, di sostituire Shoigu alla Difesa. Considerato un autentico parvenu della nuova gerarchia di potere il «ragioniere» Belusov s'è guadagnato i gradi di fedelissimo gestendo, d'intesa con il presidente della Banca Centrale Elvira Nabiullina, le attente manovre di sostegno a un'economia assediata dalle sanzioni. Manovre e attenzioni che Putin vuole trasferire a una Difesa, cuore pulsante della nuova economia di guerra, su cui convergono investimenti per oltre 118 miliardi di dollari pari, più o meno, al 6,7 per cento del prodotto interno loro. Cifre non lontane da quel fatidico 7 per cento che negli anni '80 portò alla rovina il sistema sovietico. Investimenti da non affidare a chi chiuse gli occhi sulle messe di corruttele, ruberie e inefficienze che rese possibili i rovesci dei primi mesi di guerra. Per quei disastri si è già trovato un capro espiatorio in Timur Ivanov, il vice ministro della Difesa arrestato per corruzione il 24 aprile scorso.
Ma molti sospetti pesano anche su Shoigu, l'ex ministro che dopo dodici anni di solitaria gestione della Difesa eredita ora la poltrona del «fantasma» Patrushev. Dietro quel giro di valzer, ancora assai misterioso, molti intravvedono gli strascichi della «guerra» privata che contrappongono l'ex-ministro della Difesa al defunto capo della Wagner Euvgeny Prigozhin. Per il capo mercenario chiamato a rimediare alle inefficienze dei generali il solo responsabile di quei disastri si chiamava Sergej Shoigu. Tanto che per averne la testa non esitò a marciare su Mosca ea sfidare Putin. Ma alla fine, secondo l'intelligence occidentale l'ordine di eliminare l'incontenibile Prigozhin sarebbe arrivato proprio dall'irriducibile Patrushev.
Supposizioni, misteri e protagonisti che il nuovo rimpasto contribuisce in parte a seppellire.