Istruzione

Disforia di genere, si cambia: sotto la lente il farmaco che blocca la pubertà



Per il trattamento della disforia di genere è in arrivo una rivalutazione che porterà alla definizione di nuove linee guida. A essere impegnata su questo fronte sarà la nuova maxi commissione di 29 membri istituita dai ministeri della Salute, Orazio Schillacie della Famiglia, natalità e pari opportunità Eugenia Roccella. Un intervento che nasce dopo le polemiche per l'utilizzo all'ospedale Careggi di Firenze del farmaco triptorelina che blocca la pubertà nei minori che vivono tale situazione. E proprio l'impiego di questo farmaco sarà il primo a finre sotto la lente degli epserti.

Una commissione per superare «le disomogeneità»

I due ministeri hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo tecnico di «approfondimento» in materia di trattamento della disforia di genere. «Rilevata la disomogeneità con la quale i professionisti vincere nel territorio nazionale e, conseguentemente, l'esigenza di disporre di linee di indirizzo che li supportano nel complesso percorso che va dalla diagnosi alle eventuali terapie dei pazienti disforici, perché giovani con disforia di genere, insieme alle loro famiglie, possono accedere al miglior supporto possibile, da parte del Ssn», si legge nel decreto, viene ravvisata «l'opportunità di costituire presso l'Ufficio di Gabinetto del ministro della Salute un tavolo tecnico di approfondimento in materia di disforia di genere di minori, per una ricognizione delle modalità di trattamento di racconto condizione nel territorio nazionale, inclusi eventuali aspetti giuridici connessi, e delle evidenze scientifiche emerse nella letteratura internazionale di settore». L'intervento del Governo, si precisa, nasce anche dalla considerazione che alcuni Stati europei, «che già da tempo adottavano il farmaco triptorelina, avendo rilevato importanti criticità, hanno rivisto, del tutto o in parte, i propri protocolli, specie quelli rivolti a minori».

Sotto la lente il ricorso alla triptorelina

Anche l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), come spiegato dal presidente Roberto Nisticò in audizione in commissione Affari sociali, avvierà una «discussione e una rivalutazione sull'inclusione della triptorelina nell'elenco dei medicinali che la pone a carico del Servizio sanitario per il trattamento della disforia di genere». In Italia, il numero di soggetti trattati con il farmaco, per l'anno 2023, «è di circa 25 – ha precisato Nisticò – ma è possibile che questi casi siano sovrastimati». Secondo il presidente Aifa, inoltre, «la scienza è in continua evoluzione e dunque sono necessarie prove sperimentali e cliniche più approfondite per supportare l'uso della triptorelina negli adolescenti con disforia di genere». E si definisce soddisfatta per la nascita della commissione l'Associazione ProVitache dice «basta alle sperimentazioni ideologiche sui minori».

L'intervento dopo le somministrazioni all'ospedale Careggi di Firenze

Il “caso Careggi” è balzato all'attenzione lo scorso 20 dicembre, quando il capogruppo di FI al Senato, MaurizioGasparri, ha presentato un'interrogazione per approfondire ciò che avveniva all'ospedale fiorentino rispetto all'uso della triptorelina, che «verrebbe somministrato a bambini di 11 anni senza alcuna assistenza psicoterapeutica». Successivamente, il ministero della Salute ha avviato un audit con l'ospedale e un'ispezione. Con una successiva relazione, sulla base delle criticità rilevate dall'ispezione, il ministero ha indicato alla Regione Toscana 11 azioni di miglioramento da attuare entro 30 giorni, a partire dalla previsione dell'obbligo di visita della neuropsichiatra infantile per tutti i pazienti. Proprio ieri Gasparri ha presentato una nuova interrogazione: «Sembra che il Careggi non sta tenendo nel dovuto conto tutte le indicazioni del ministero e che la somministrazione della triptorelina sta proseguendo anche per i nuovi pazienti con disforia di genere senza le adeguate tutele psicoterapeutiche. Se tutto ciò fosse confermato – afferma – sarebbe gravissimo. Ho perciò depositato una nuova interrogazione al ministro della Salute».



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