Pizzaballa alla chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. È il primo religioso a entrare nella Striscia dall’inizio della guerra
Per la prima volta dall'inizio della guerra, il Patriarca di Gerusalemme dei latini, il cardinale Pierbattista Pizzaballa è entrato nella Striscia di Gaza. A rendere noto è lo stesso Patriarcato in una nota in cui spiega che il porporato è riuscito a compiere una visita pastorale e celebrare la Messa nella parrocchia della Sacra Famiglial'unica cattolica della Striscia, dove in questi mesi di conflitto si sono rifugiate centinaia di persone, anche musulmane, con la precedenza a donne, bambini, anziani e disabili.
«Era molto tempo», ha spiegato il Patriarca in un videomessaggio in inglese, «che avevo il desiderio di venire a trovarli, a incontrarli, ora ho questa possibilità e ne sono molto felice. Lo scopo di questa visita prima di tutto è stare con loro, abbracciarli e supportarli, verificare le loro condizioni, cercare di capire cosa si possa fare per migliorarle, cioè aiutarli in tutti i modi possibili». Pizzaballa quindi si è poi rivolto a tutta la comunità cristiana affinché si unisca «in preghiera alla comunità cristiana di Gaza».
Insieme a Pizzaballa, come informa il comunicato del Patriarcato, c'erano fra'Alessandro de Franciscis, grande ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta, nonché Presidente del Bureau des Constatations Médicales di Lourdes (l'ufficio che esamina i casi di presunte guarigioni miracolose), Padre Gabriele Romanelliparroco di Gaza e una piccola delegazione che ha potuto incontrare, si legge, «la popolazione sofferente per incoraggiarla e portare un messaggio di speranza, solidarietà e sostegno. Sua Beatitudine ha presieduto la messa nella chiesa parrocchiale con la comunità locale. Durante il suo soggiorno, Sua Beatitudine ha fatto una visita di cortesia alla parrocchia ortodossa di San Porfirio».
La visita, inoltre, «è la prima tappa di una missione umanitaria congiunta del Patriarcato Latino e del Sovrano Ordine di Malta, in collaborazione con il Malteser International e altri partner, finalizzata alla consegna di cibo e assistenza medica salvavita alla popolazione di Gaza».
Proprio nei giorni scorsi, Pizzaballa, presente a Bari per la festa di San Nicola aveva parlato della difficile situazione della piccola comunità cristiana di Gaza: «La situazione resta molto fragile. Nella parrocchia sono rimaste circa 500 persone» a cui si aggiungono «altre 200 della comunità ortodossa. Siamo riusciti a fare avere un po' di viveri ma mancano medicinali e l'acqua è problematica e ahimè a causa della grave situazione igienica, sta girando le epatite che si sta diffondendo. È una situazione molto fragile».
Sul ruolo della Chiesa in Medio Oriente aveva detto che «Compito della Chiesa non è mediare perché ci sono già dei mediatori. Il compito della Chiesa è creare gli spazi per la mediazione, aiutare, facilitare e creare occasioni perché il rapporto, il negoziato possa essere facilitato».
Ai cronisti che gli hanno chiesto se è ipotizzabile una missione del presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi in Medio Oriente come avvenuto in Ucraina e Russia, Piazzaballa aveva risposto che in Medio Oriente «c'è una situazione troppo complessa e il negoziato comunque è in salita perché le due parti sono molto distanti l'una dall'altra». «C'è una forte pressione internazionale come tutti sappiamo ma c'è anche molta stanchezza nella popolazione, ci sono anche molte durezze da parte di entrambi e mi auguro che prevalga un minimo di buon senso, anche con la pressione internazionale soprattutto degli Stati Uniti ».