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Si chiude la fase diocesana della causa di beatificazione, Chiara Corbella verso gli altari


La Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo (1984-2012)

Si terrà nella Basilica di San Giovanni in Laterano venerdì 21 giugno, alle 12, la sessione di chiusura dell'inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e dei segni della Serva di Dio Chiara Corbella.

Il rito sarà presieduto dal vescovo Baldo Regina, vicegerente della diocesi di Roma. Saranno presenti i membri del Tribunale diocesano che hanno condotto l'inchiesta: monsignor Giuseppe D'Alonzo, delegato episcopale; don Giorgio Ciucci, promotore di giustizia; Marcello Terramanio, notaio attuario.

“Il 13 giugno 2012 moriva a Pian della Carlotta (Cerveteri) la Serva di Dio Chiara Corbella, laica e madre di famiglia, sposa e madre di grande fede in Dio”, si legge nell'editto che ha dato il via alla causa, il 21 settembre 2018. La sua storia è nota: nata a Roma, cresciuta in una famiglia credente, Chiara si sposa il 21 settembre 2008 con il fidanzato Enrico, anche lui romano di qualche anno più grande, conosciuto a Medjugorje.

La giovane rimane incinta ma le ecografie mostrano una grave malformazione. Alla bambina, a cui danno il nome di Maria Grazia Letizia, viene diagnosticata un'anencefalia.

Chiara ed Enrico scelgono di portare avanti comunque la gravidanza e la piccola, che nasce il 10 giugno 2009, muore dopo circa mezz'ora. Poco tempo dopo la situazione si ripete: Chiara aspetta il suo secondo bambino ma anche lui, che chiamano Davide Giovanni, ha una malformazione grave.

Anche in questo caso porta avanti la gravidanza, il bambino nasce e muore poco dopo la nascita.

Nella terza gravidanza il bambino è sano, ma è Chiara ad ammalarsi: le viene diagnosticato un tumore alla lingua. Lei sceglie di ritardare le cure, per non provocare danni al piccino che porta in grembo. Il piccolo Francesco nasce e Chiara si sottopone a un intervento, alla chemioterapia e alla radioterapia, ma il tumore è progredito troppo. Muore a soli 28 anni. Il 16 giugno viene celebrato il suo funerale, nella parrocchia di Santa Francesca Romana all'Ardeatino. Il corpo viene sepolto nel cimitero del Verano a Roma, nella stessa tomba dove riposano i suoi altri due bambini.

«La sua oblazione – si legge ancora nell'editto – rimane come faro di luce della speranza, testimonianza della fede in Dio, autore della vita, esempio dell'amore più grande della paura e della morte». Quell'amore che le consentiva di dire agli amici di considerare “un privilegio sapere in anticipo di morire, perché potevo dire 'ti voglio bene' a tutti”, e alla madre: «Se il Signore ha scelto questo per me, vuol dire che è meglio così per me e per quanti mi sono intorno. Perciò io sono contenta»».

Nel frattemo, la fama di santità e la popolarità di Chiara Corbella si è diffusa non solo in Italia ma in molte parti del mondo. Il suo libro-biografia, Siamo nati e non moriremo mai piùè stato tradotto in 13 lingue.

«Una seconda Gianna Beretta Molla», l'aveva definita il cardinale Agostino Vallini, celebrando i funerali. «Chiara», dado Romano Gambalunga, il postulatore che ne ha introdotto la fase diocesana, «è una santa dei nostri tempi. Un modello di virtù, se vogliamo. Chi l'ha conosciuta parla di una ragazza solare, con tante passioni, la musica, i viaggi, che ha vissuto in pienezza il suo fidanzamento prima e il matrimonio e la maternità poi. Una pienezza dati dalla sua capacità di credere al Vangelo fino in fondo e nonostante tutto», dice, «Innanzitutto rifiuta le cure chemioterapiche per il bene del figlio Francesco che portava in grembo. Perché in questa scelta, prima che coraggio, c'è la fede nei confronti di un Padre che provvede a ogni nostro bisogno. E poi penso al modo in cui lei ha dato alla luce Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, i primi due figli che mise al mondo e che morirono entrambi poco dopo il parto perché colpiti da gravi malformazioni».





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