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Caos sul voto in Europa, l'ombra di Russia e Cina Viminale in allerta per i comizi elettorali


Massima attenzione da parte dell'intelligence e delle forze dell'ordine, anche in Italia, per la sicurezza degli incontri elettorali e delle personalità politiche dopo il grave ferimento del premier Robert Fico. Non ci sono allarmi specifici, spiega il Viminale, ma la minaccia dei «lupi solitari», come l'attentatore slovacco che ha sparato, è stata valutata dal Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza considerandola prioritaria. Un clima tossico e pericoloso si sta allargando in mezza Europa in vista delle elezioni del 9 giugno con aggressioni o minacce di morte ai politici. E dietro le quinte Russia e Cina gongolano per la violenza, che rischia di destabilizzare il voto europeo del 9 giugno.

L'apice, per ora, è l'attentato a Fico, ma ieri a Bratislava, il leader del principale partito dell'opposizione, Michal Simecka, di Slovacchia progressista ha denunciato alla polizia serie minacce di morte. «Sono arrivate a me, a mia figlia, alla mia compagna. Ce ne sono state diverse, specifiche e drastiche, da parte di persone specifiche» ha spiegato puntando il dito contro «una spirale di violenza che si è innescata e che continua a crescere» a meno di un mese dalle elezioni Ue. L'attentatore di Fico votava per la Slovacchia progressista.

La Germania ha registrato nelle ultime settimane un'impennata di aggressioni ai politici. L'ultima, riferita ieri, ha coinvolto un consigliere regionale nel Meclemburgo-Pomerania di Afd, l'estrema destra, che si è beccato un portacenere in testa da un sostenitore della sinistra. All'inizio del mese a Dresda è stato gravemente ferito l'eurodeputato socialdemocratico Matthias Ecke. La senatrice per l'Economia dello stesso partito di governo, l'Spd, ed ex sindaca di Berlino, Franziska Giffey, è rimasta leggermente ferita in un attacco la scorsa settimana La polizia criminale federale ha reso noto che 22 politici sono stati aggrediti dall' inizio dell'anno rispetto ai 27 di tutto il 2023. «Scioccante vedere che qualcuno possa diventare vittima delle sue idee politiche. A tre settimane dalle elezioni, questo è allarmante» ha affermato il primo ministro belga Alexander De Croo, che ferma la presidenza dell'Ue, riferendosi all'attentato in Slovacchia e al voto nel suo paese e per le europee. Due giorni fa un presentatore radiofonico ha invitato in diretta «a fucilare il primo ministro» belga. Dopo le pistolettate a Fico sono arrivate minacce di morte al premier polacco Donald Tusk dal seguente tenore: «Gli slovacchi ci mostrano una via». Anche nei sonnolenti paesi del Nord la violenza politica è in aumento. Uno studio svedese evidenzia che lo scorso anno 1 politico su 3 ha ricevuto minacce o subito violenze e danni. Bande criminali, estremisti di desta e di sinistra, gruppi animalisti, ambientalisti e ambienti radicali religiosi sono i responsabili «sistemici» delle aggressioni.

La violenza in vista del voto del 9 giugno fa il gioco della destabilizzazione e dell'indebolimento dell'Europa obiettivo delle operazioni ibride russe e cinesi. La risoluzione di Strasburgo del 24 aprile evidenziava «crescenti tentativi da parte di attori statali e non statali di paesi terzi di interferire, direttamente o impartire, con il processo decisionale democratico ei processi elettorali nell'Unione e nei suoi Stati membri». Non solo: «Alcuni deputati e candidati hanno ricevuto alle prossime elezioni europee hanno pagamenti dal governo russo o dai suoi delegati per diffondere propaganda e disinformazione e influenzare le elezioni del Parlamento europeo».

E non manca lo zampino cinese: il 23 aprile un assistente dell'eurodeputato, Maximilian Krah, è stato arrestato con l'accusa di spionaggio a favore di Pechino «per indebolire i valori ei processi democratici europei».



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