Economia Finanza

Arresto per Netanyahu e leader Hamas, Amal Clooney tra i consulenti dell'Aja


Oggi il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) ha chiesto ai giudici del tribunale dell'Aja mandati d'arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahuil suo ministro Yoav Galante e tre leader di Hamas, compreso Yahya Sinwar. Il procuratore Karim Khan ha evidenziato che la richiesta è per crimini di guerra e contro l'umanità, rispettivamente per i fatti di Gaza e per l'attacco del 7 ottobre nel sud di Israele e il successivo trattamento degli ostaggi rapiti durante l'assalto. Una richiesta che ha scatenato il dibattito nella comunità internazionale e che ha visto coinvolta una persona molto nota a Hollywood: parliamo di Amal Clooneymoglie del noto attore George.

Il procuratore capo Karim Khan ha contattato un gruppo di avvocati con sede nel Regno Unito per una consulenza sulle richieste di mandato, ricevendo l'approvazione unanime. Nel pool anche Amal Clooney, professione avvocato di diritto internazionale. La moglie del divo di Hollywood ei colleghi hanno dichiarato al Financial Times di “concordare all'unanimità che “le prove presentate dal pubblico ministero forniscono fondati motivi per ritenere che Netanyahu e il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant hanno commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanità”.

Nel presentare alla Camera preliminare della Cpi le prove che giustificano i cinque mandati di arresto, il procuratore Khan ha citato Amal Clooney e colleghi come “preziosi consulenti” del suo lavoro. Libanese con cittadinanza britannica, la moglie dell'attore è una giurista molto accreditata ed è professoressa di diritti umani alla Law School della Università della ColumbiaAteneo sconquassato dalle protesta degli studenti pro-Palestina. Nelle ultime settimane è stata criticata in rete per non aver preso posizione sulla crisi in Medio Oriente, oggi è arrivata la risposta a tante domande: era impegnata a trovare le basi giuridiche per chiedere mandati di arresto internazionali per crimini di guerra. È anche nota per aver difeso il capo di Wikileaks Julian Assange, il primo ministro dell'Ucraina Julija Tymošenko e il giornalista Mohamed Fahmy.

Nel settembre del 2021 è stata invece nominata consigliere speciale per il conflitto sudanese in Darfur.



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