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Il presidente iraniano Raisi è morto, con lui anche il ministro degli esteri: trovati i resti dell’elicottero



L'agenzia di stampa Mehr afferma che a bordo dello stesso velivolo sono morti anche il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian – 60 anni, considerato un “falco” -, il governatore della provincia dell'Azerbaijan orientale Malek Rahmati, il leader della preghiera di Tabriz del venerdì Mohammadali Al-Hashem, oltre ad altre cinque persone, tra cui un generale e un membro dei Guardiani della rivoluzione. L'elicottero precipitato faceva parte di una pattuglia di tre velivoli.

La morte del presidente iraniano giunge in una fase di estrema instabilità in Medio Oriente, durante la quale Teheran ha giocato un ruolo tutt'altro che marginale, lasciando intendere come sponsor di Hamas, Hezbollah e dei ribelli Houti, e direttamente in occasione del lancio di centinaia di missili verso Israele, come risposta all'invasione di Gaza seguita ai fatti del 7 ottobre.

Il premier indiano Narendra Modi è stato uno dei primi a rendere omaggio a Raisi, dicendosi «profondamente rattristato e scioccato» dalla sua «tragica» scomparsa. «Il suo contributo al rafforzamento delle relazioni bilaterali tra India e Iran – ha scritto Modi su X – sarà sempre ricordato». Messaggi di cordoglio sono venuti anche dagli storici alleati regionali di Teheran come Hamas («immensa perdita») ei ribelli Houti dello Yemen, secondo cui «il popolo iraniano rimarrà fedele ai suoi leader leali, con il volere di Dio». Lutto nazionale e bandiere a mezz'asta in Pakistan dove il primo ministro Shehbaz Sharif ha scritto su X che «la grande nazione iraniana supererà questa tragedia con il consueto coraggio».

Raisi, 63 anni, era stato eletto presidente nel 2021 e la sua salita al potere era coincisa con un inasprimento delle leggi sulla moralità e con la repressione delle proteste antigovernative. L'elezione di Raisi era coincisa con l'affluenza alle urne più bassa di sempre, in un voto dal quale erano stati esclusi gran parte dei riformisti. Raisi si era candidato una prima volta alla presidenza nel 2017, perdendo contro Hassan Rouhani, un leader più moderato, che è stato cruciale nell'accordo nucleare che l'ex presidente americano Donald Trump ha abbandonato nel 2018.

Viceversa Raisi è entrato in carica impegnandosi a porre fine agli sforzi per costruire legami commerciali con l'Occidente e concentrandosi invece sullo sviluppo dei rapporti con Cina e Russia. La sua presidenza ha posto fine a un periodo in cui il ministero degli Esteri era guidato da diplomatici poliglotti che si adoperavano per instaurare migliori relazioni con gli Stati Uniti e rapporti commerciali più solidi con l'Europa.



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