Vino, i fondi per la promozione aprono le porte dei mercati esteri
Di certo e come confermato dai numeri sull'export la misura dell'Ocm-promozione resta una best practice che, anche perché ritagliata sul sistema dei consorzi di tutela diffuso in Italia, ha consentito di crescere all'intero settore del vino made in Italy: dalle grandi denominazioni a quelle emergenti e soprattutto a un reticolo di piccole e piccolissime imprese che, senza i sostegni Ocm e senza il contenitore dei consorzi, a fare promozione all’estero neanche andrebbero andate.
«Siamo da sempre utilizzatori di questa misura – spiega il direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino, Andrea Machetti – e guardiamo con preoccupazione alla prospettiva che tale misura possa esaurirsi. Una leva importante anche per un marchio affermato come il Brunello di Montalcino. Noi abbiamo utilizzato in particolare i sostegni all'incoming previsti dalla misura spendendo in media 100mila euro l'anno. Si tratta di contributi per ospitare a Montalcino opinion leader e operatori stranieri che poi possono diventare ambasciatori del nostro territorio con ricadute importanti non solo sulle vendite di vino ma anche sull'enoturismo»
«Noi siamo un consorzio giovane, nato solo nel 2018 – aggiunge il direttore del Consorzio dell'Etna Doc, Maurizio Lunetta – e sono tre anni consecutivi che usufruiamo della misura. Effettuiamo anche altre iniziative di promozione con i fondi Psr e con quelli del regolamento 1144 del 2014 che ci consente di mettere in campo iniziative insieme ai vini dell'Alto Adige e al Pecorino romano Dop. Ma l'Ocm resta centrale per mantenere le posizioni su mercati come Usa, Regno Unito e Svizzera e per realizzare il nostro evento Etna Days dove portiamo in Sicilia circa 45 opinion leader da tutto il mondo».
I finanziamenti per la promozione possono essere utilizzati per rafforzarsi all'estero e crescere ma anche per riposizionarsi in caso di imprevisti ormai sempre più frequenti. Ne sono convinto al Consorzio dell'Asti Docg, spumante storicamente apprezzato in Russia e che proprio per questo sta affrontando qualche difficoltà. «In Russia – spiega il presidente Stefano Ricagno – spediamo in media 15 milioni di bottiglie di Asti Spumante sui 55 milioni esportati (alle quali vanno aggiunti i 35 milioni di bottiglie di Moscato d'Asti). Stiamo lavorando sulla diversificazione e guardiamo al Sudamerica con Brasile, Colombia e Paraguay. E stiamo incontrando interesse anche in Cina e Corea del Sud con i nostri vini dolci, aromatici ea bassa gradazione alcolica».
Nelle altre decisioni di Bruxelles la misura di promozione è ancora attiva e può ancora essere migliorata. Di certo è stato accolto con favore da Federvini e Unione italiana vini il varo del decreto con alcune semplificazioni importanti. Ma la frontiera è la modifica delle norme quadro che regolano gli investimenti. «Bene il decreto Masaf con le nuove semplificazioni – ha commentato il il segretario generale dell'Unione italiana vini, Paolo Castelletti -. È stato fatto il massimo per venire incontro alla richiesta delle imprese di poter pianificare nei tempi consoni le proprie iniziative. Ma ora – assieme al Masaf – bisogna modificare il decreto in alcuni suoi fondamentali, così da mettere a terra un nuovo dispositivo già dal prossimo anno».