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Intervista a tre voci: ‘Dietro a Il Volo ci siamo noi, Ignazio, Gianluca e Piero’


Fanno tour in tutto il mondo, sono tornati a Sanremo per la terza volta con Capolavoro dopo una vittoria e un podio, eppure quando li incontriamo nel loro ufficio stampa, vediamo Gianluca Ginoble intento a preparare un panino al prosciutto per Piero Barone, mentre Ignazio Boschetto sbuffa:«È da stamattina che siamo chiusiqui dentro…».
Come si dice, avete voluto la bicicletta e adesso…
PIERO: «Adesso siamo felici dimostrano a tutti quanto siamo cresciuti, senza però snaturare la nostra identità. Perché l'errore più grande che un artista possa fare è adattarsi alle modalità del momento. Ci siamo accorti che in 15 anni di carriera non avevamo mai pubblicato un album di inediti. Così abbiamo scelto un team di autori per realizzare i nostri desideri artistici. Capolavoro è il nostro biglietto da visita».
IGNAZIO: «Nelle nuove canzoni emergono di più le differenze tra le nostre voci, che poi riflettono anche le differenze nei generi musicali che ci piacciono, dall'opera al rock dei Queen, al pop. Siamo un po' come gli spagnoli quando si sono chiesti: perché fare solo la carne o solo il pesce? E così hanno inventato la paella».
GIANLUCA: «Il nostro repertorio ha sempre avuto un occhio rivolto al passato. Ora vogliamo mostrare che siamo giovani, sotto tutti i punti di vista, anche nel look».
PIERO: «E poi vogliamo mostrare la forza del gioco di squadra in un mondo dominato dall'individualismo. Quando abbiamo iniziato Il Volo non ci conoscevamo: il trio Il Volo è nato a Ti lascio una canzone. Per anni siamo stati tre ragazzini uniti dal fatto che giravamo il mondo ed era tutto magnifico. Ma dopo tutto questo tempo non saremmo ancora qui se tra noi non fosse nata una vera amicizia».

In questo percorso, ci sarà spazio anche per la scrittura di brani scritti da voi?
GIANLUCA: «Bisogna prima di tutto riconoscere i propri limiti. Per esempio, Ignazio ci prova ed è molto bravo. Solo che le cose che scrive non sono adatte a noi».
Cioè, cosa scrivi?
IGNAZIO: «Ho scritto la sigla della fiction Màkari. Poi, durante la pandemia, siccome non riuscivo a dormire bene, al mattino all'alba mi alzavo e sentivo la sigla del Tg5 con l'ora esatta che andava avanti a ripetizione. A un certo punto mi sono stufato e ho pensato di riscriverla io, con le chitarre e l'orchestra».
A parte cantare, cosa fate assieme? Per esempio, vi è mai capitato di cucinare?
PIERO: «Certo, ma io cerco di non mangiare quello che cucinano loro».
IGNAZIO: «Intanto a Los Angeles la scaloppina al Marsala che ho preparato l'hai divorata».
Potete dirmi un libro che per voi è importante?
IGNAZIO: «Il piccolo principe di Saint-Exupéry
CPIERO: «Il vecchio e il mare di Hemingway»
GIANLUCA: «Il barone rampante di Calvino».
IGNAZIO: «Ah, ecco perché hai iniziato a perdere i capelli..».
GIANLUCA: «Che c'entra?».
IGNAZIO: «Calvo, Calvino…».
GIANLUCA: «Quanto sei simpatico… A parte le battute, la vita che abbiamo fatto non ci ha consentito di studiare. Personalmente non ho rimpianti, perché quando i nostri coetanei studiavano Dante o Heidegger noi cantavamo con Barbra Streisand. Però voglio recuperare, per quanto possibile».
Hai mai avuto l'impressione di indossare delle maschere?
IGNAZIO: «Cerco di essere sempre me stesso. Però mi capita di usare una maschera quando vivo dei momenti di tristezza. Sorrido anche quando il mio cuore non sorride perché non mi piace che chi ci segue veda come sto davvero».
GIANLUCA: «L'essere famosi può diventare pericoloso se non sai distaccarti dal personaggio che viene continuamente osannato sul palco. Se pensi sia normale ricevi sempre quell'adrenalina, quando torni a casa subentra un senso di noia distruttivo. Giorgio Gaber cantava: “La parola io è uno strano grido che nasconde invano la paura di non essere nessuno”».
Come vi immaginate fra dieci o tra vent'anni?
IGNAZIO: «Io con una moglie e dei figli che vengono con noi in giro per il mondo, magari proponendo un repertorio tutto nostro. Allo stesso tempo, potremmo fare uscire ancor di più le nostre individualità. Per esempio, se Piero vorrà cimentarsi da solo come cantante d'opera, saremo felici. L'unica cosa è che voglio il posto in prima fila».
PIERO: «Anche se tu farai un disco tutto tuo verrò a sentirti».
IGNAZIO: «Però prima lo compri»





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