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Zuppi: «Preoccupati per un’Italia sempre più povera»



C'è tutta l'apprensione per la situazione italiana, nelle parole del cardinale Matteo Zuppi. Aprendo i lavori della 78esima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, dopo il colloquio a porte chiuse che i vescovi hanno avuto il 20 maggio con il Papa, il presidente della Cei dice chiaramente che «lo stato di salute del Paese desta particolare preoccupazione». E questo soprattutto perché «è sempre più difficile uscire dall'abisso dell'indigenza. Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il “dentro” e il “fuori” dalla condizione di bisogno». Non solo, «si rafforza il divario generazionale: i giovani sono sempre più esposti a difficoltà economiche e aumenta il vuoto creato da coloro che tendono ad allontanarsi dalla politica partecipazione e dal volontariato».

Il cardinale riprende i dati Istat che indicano che l'Italia è più povera della media degli altri Stati europei. Nel nostro Paese il 9,8% della popolazione, circa un italiano su dieci, vive in condizioni di povertà assoluta. Si tratta, riferendosi all'anno 2023, di 5 milioni 752mila residenti, per un totale di oltre 2 milioni 234mila famiglie. Se si aggiungono le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale si arriva, complessivamente a oltre 13 milioni di persone, pari al 22,8% della popolazione. Non stupisce che in questo contesto i giovani vedano la politica e la partecipazione alla vita economica e sociale dell'Italia come qualcosa di distante tanto che si riduce dal 54,5 per cento del 2003 al 40,2 per cento del 2023 la percentuale dei 16 -24enni che ha svolto almeno un'attività di partecipazione politica. E arriva al solo 8%, il numero di chi ha svolto attività di volontariato, con una riduzione significativa rispetto a venti anni prima (era 11,0% nel 2003). Per questo il cardinale ricorda che è stato importante, nel cammino sinodale, pensare soprattutto ai giovani riservando uno spazio importante anche «alla domanda spirituale dei giovani». Tenuta sempre assieme a quella degli anziani «che tanto possono aiutare a costruire un futuro per tutti ma che vanno garantiti nella loro fragilità. Si tratta di immettere un seme evangelico nella pasta della nostra società».

A questo guardano anche le prossime Settimane sociali che saranno «per noi una occasione preziosa per favorire le dinamiche partecipative in particolare dei giovani, perché si sentono parte di un sogno e di un progetto comune. È necessario promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro».

Il cardinale parla anche di accoglienza, di migranti, di denatalità, di impegno per ricostruire relazioni. E anticipa, come segno concreto di «testimonianza di una rinnovata cultura di pace» l'estate di solidarietà pensata per i minori provenienti dall'Ucraina. «Sette nostre Chiese locali», annuncia, «hanno dato disponibilità, insieme alle aggregazioni laicali, ad ospitare 700 minori».

Infine l'impegno per «una legalità certa ed efficace che combatte gli abusi, garantendo diritti e doveri e che permette, tra l'altro, anche di rispondere ad una domanda di mano d'opera che diventa in alcuni casi una vera emergenza. Non vogliamo vivere una cultura del declino, che ci fa stare dentro i nostri recinti, non ci fa essere audaci e ci priva della speranza».





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