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Ecco perché la famiglia abita la casa, la città, il creato


Quale abitoo meglio quali abiti deve avere la famiglia per abitare la casa, la città e il creato? Questa domanda pone bene il senso dell'interessante confronto svoltosi martedì 21 maggio presso la Fondazione Ambrosianeum di Milano, nell'ambito della mostra fotografica NOI, A CASA, dedicato ai 50 anni di attività del Cisf, il Centro Internazionale Studi Famiglia, e intitolato appunto “La famiglia abita la casa, la città, il creato”. Il verbo abitareinfatti, etimologicamente deriva dal latino abitareforma iterativa di habere, e quindi letteralmente porta il significato di “avere ripetutamente, continuativamente, nel tempo”. Da esso poi, deriva anche l'abitointeso come modo di essere e di comportarsi, consuetudine, disposizione, abitudine.

Oltre a chi scrive e al direttore del Cisf, Francesco Belletti, il convegno ha visto la partecipazione di don Simone Bruno, direttore editoriale delle Edizioni San Paolo, don Massimiliano Sabbadini, responsabile del Servizio per la famiglia della diocesi di Milano, Emma Ciccarelli, collaboratrice dell'Ufficio per la pastorale familiare della CEI, don Francesco Pesce, direttore del Centro per la famiglia di Treviso, ed è stato moderato dalla giornalista Annamaria Braccini.

Innumerevoli gli spunti offerti sui vestiti che la famiglia è capace di – e talvolta costretta a – indossare per abitare in senso compiuto la realtà in cui è immersa, efficacemente delineata come a cerchi concentrici nel titolo stesso: la casa, la città, il creato. A cui, ha sottolineato la moderatrice Braccini, si può aggiungere anche “se stessa”.

Sinteticamente: la famiglia, luogo per eccellenza della generazione, abita il creato perché “vive dalla parte del creatore, è parente di Dio”, anche nella sua capacità di pro-creare: la casa primordiale, abitata da tutti noi, è stata infatti il ​​grembo materno; parafrasando poi il profeta Gioele, nella famiglia “i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”: c'è una narrativa delle relazioni familiari che va riscoperta e rilanciata. E allora per la famiglia la casa è “sacra”intesa nel duplice senso che è un sacrosanto diritto per tutti (significato particolarmente importante nella città di Milano, in cui proprio in questi giorni è emersa una realtà di affitti dai costi proibitivi per le giovani coppie), e di sacramento delle cose domestiche, quelle realtà minute che costituiscono il tessuto quotidiano della vita, delle fatiche della cura vissute spesso nascostamente dalle nostre famiglie.

un'immagine del convegno Cisf. Da sinistra, don Francesco Pesce, Emma Ciccarelli, Annamaria Braccini, Pietro Boffi e don Massimiliano Sabbadini



A questo proposito, la mostra fotografica preparata dal Cisf NOI, A CASA rappresenta un esempio riuscito della possibilità di “narrare”, e non solo di studiare e descrivere, la realtà varia e irriducibile di ogni famiglia. Nelle immagini, commentate attraverso podcast scaricabili da un QR Codetroviamo la coppia di fidanzati che stanno per sposarsi, le famiglie che vivono accanto ai propri anziani (il nonno di 104 anni è imperdibile!), la madre sola con la figlia adolescente, le famiglie immigrate per sfuggire alla povertà del loro Paese (Sri Lanka) o dalla guerra (Ucraina), le famiglie numerose e solidali, che accolgono persone in difficoltà e abitano spazi ecclesiali altrimenti destinati a essere abbandonati. Famiglia colte con sguardo attento e partecipe nei momenti della loro vita quotidianacommentati con la delicatezza e l'empatia che meritano.

Nello stesso tempo, dal convegno è emersa la consapevolezza che una visione edulcorata e ingenuamente idilliaca della famiglia non ha senso, va evitata perché non è negando i problemi che li si risolve. Nelle abitazioni, è stato detto, può anche non circolare l'aria, ed è quello che succede quando si dimentica l'invito fatto da papa Francesco in Amoris Laetitia, che bisogna “saper abitare oltre i limiti della propria casa”. In definitiva, c'è ancora molto da fare, sia a livello di società che di comunità ecclesiale, perché la famiglia veda riconosciuto il ruolo che ha e che continua ad avere, come gli studi del Cisf ed ora questa mostra dimostra. La famiglia senza la società civile e la comunità ecclesiale non ce la può fare, ma anche la società civile e la comunità ecclesiale senza la famiglia corrono il rischio di restare senza l'abitudini fondamentale che può dare loro dignità e senso: le relazioni di dono gratuito che sono il motore di ogni vita autenticamente umana.

In copertina, la famiglia Chiessi Davolio. Ringraziamo Roberto Morelli





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