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TERREMOTO CAMPI FLEGREI/ 2. Com’è democratico il bradisismo: scosse e rassegnazione per tutti


Martedì sera ero al telefono con un amico discutendo di una opportunità di lavoro. “Mario, tutto molto interessante; facciamo così: quando hai qualche informazione più precisa mi… ops… qui si balla!”

“Eh, la sto sentendo anche io, Francesco!”. “Strano che il lampadario sia fermo”, replico come a volere esorcizzare quello che stava accadendo, come a dire: Dai, non c'è nulla da temere in fondo, poca roba se la poltrona si muove ma i lampadari non ondeggiano. Ovvio, che non si muova; queste scosse sono sussultorie e non ondulatorie”, mi fa notare il mio amico Mario, sottintendendo a sua volta: stiamo lo stesso in campana, perché sempre di una scossa terremoto si tratta, il bradisismo non è un aperitivo al bar”.

Attimo di pausa.

“Scusami Francesco, fammi chiamare subito mia moglie. Nonostante tutte le scosse di questi mesi, purtroppo ancora non ci ha fatto l'abitudine e ha nervi un po' scossi; voglio sentire come l'ha presa e rassicurarla”. “È più che comprensibile. Non so come fai tu, che abiti proprio al centro dell'area critica”.

“Caro Francesco, non ci si abitua mai. Solo che ad un certo punto consideri le scosse del terremoto come qualcosa che inevitabilmente c'è e di cui, obtorto collo, non se ne può fare a meno; ci convivi. Figurati che quando capitavano di notte mi alzavo sempre; ora, invece, anche se le avverto, ritorno a dormire. Un po' agitato ma torno a dormire, anche perché la mattina dopo al lavoro non esiste un 'permesso per il bradisismo' che giustifica un ritardo per recuperare il sonno perso. A presto”.

Non finisco neanche di posare il cellulare che entra nella mia stanza un collega di studio. “Questa è stata più intensa delle altre. Secondo me un 3.4, 3.5”. “Stavolta, mi sembra che tu esageri! Non sono scattati neanche gli allarmi come è successo con le altre scosse forti” rispondendo senza troppa convinzione. Due minuti dopo rientra con l'aria di chi la sa lunga per avere avuto conferma dall'ultima agenzia stampa pubblicata sul web; “3.5, te l'avevo detto!”.

“Che precisione, potresti farti assumere all'Osservatorio Vesuviano come sismografo umano!”. “Se mi riconoscono i contributi perché no!”; con una risata appena abbozzata torniamo a completare la nostra giornata lavorativa, senza essere sfiorati neancheti dall'idea di lasciare l'ufficio. Ultimamente, a dispetto della scossa di terremoto, ci sentiamo al sicuro. In fondo, avremmo qualche alternativa?

La scossa non sarebbe stata la più forte del giorno. Dopo neanche mezz'ora una scossetta di 4.4 gradi della scala Richter che non si registrava da 40 anni. Il colloquio precedente, tuttavia, avrebbe potuto essere identico. La sostanza della questione sarebbe rimasta immutata.

Nella zona nord di Napoli e nell'area Flegrea la gente, talvolta, si riversa nelle strade per la paura ma con la consapevolezza che ben poco si può fare. Nelle edizioni speciali dei tg locali qualche cittadino intervistato lamenta disagi per la mancanza di qualche brandina per anziani che decidono di non rientrare in casa per la notte; però senza neanche accalorarsi troppo, fatto salvo qualche luogo comune contro il governo che non fa nulla, giusto perché se non ci si lamenta la dichiarazione sembra meno credibile.

È così. Più di un milione di abitanti è letteralmente seduto sull'area vulcanica più grande e vivace d'Europa. Oramai si è diventati esperti di scosse telluriche e relativa intensità. C'è la piena consapevolezza che si è impotenti contro un avversario così imponente che detta le regole del gioco senza neanche curarsi di comunicarle in anticipo. In fondo, però, è molto democratico: se la terra trema, lo fa per tutti indiscriminatamente e, anche se abiti in un palazzo antisismico, la paura ti viene lo stesso, senza distinzione di ceto, razza ed estrazione culturale.

Si cerca di essere razionali dando il giusto credito a chi, in qualità di vero esperto della materia, ritiene il verificarsi di un evento catastrofico estremamente remoto. Qualcuno lo chiamerebbe fatalismo, altro che razionalità. Perché la ragione non può spiegare perché nel corso dei secoli, in un'area così geologicamente attiva, si siano consentiti insediamenti urbani con densità abitative tra le prime nel mondo.

L'unica soluzione efficace, come detto da innumerevoli geologi, sarebbe “svuotare” la zona, il che è inimmaginabile per decreto. Un'anziana signora intervistata che si lamentava per la presunta inerzia del governo ci teneva a ribadire: “io da qua non mi muovo!”. Se non si muove la signora, figuriamoci il bradisismo…

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