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Gudmundsson: “Mi mancheranno questi scogli. Genova è unica”


“Qui è tutto bellissimo”, dice l'attaccante obiettivo di top club italiani e stranieri. “E poi c'è Gilardino che mi ha fatto crescere e mi dà libertà. Ma non è un segreto che io voglia giocare la Champions”

In un caldo pomeriggio primaverile abbiamo avuto la conferma che Albert Gudmundsson, talentuoso attaccante del Genoa, sarà al centro del prossimo mercato. Hanno dovuto mettersi in dieci per fermarlo, nella partitina organizzata sul campetto della cooperativa “Il Cesto” che, anche attraverso il calcio, si occupa di ragazzini fragili e in condizioni di disagio familiare. Dieci contro uno. D'accordo: di quei dieci, il più grande frequenta l'ultimo anno delle Elementari e il portiere, capace di negare più volte a Gud la gioia del gol, era più o meno alto come un nano da giardino; ma è un dettaglio. Sempre dieci contro uno erano, e avreste dovuto vederli, mentre arrancavano rincorrendo il biondo islandese per tutto il campo, e quello gli faceva venire il mal di testa a forza di finte, tunnel, dribbling. È finita 5-0, però per gli altri. Un dettaglio puro questo, come anche la sorpresa, mista a lieve e dignitoso dispetto, mostrata dal Nostro, sudato neanche avesse avuto da solo una mista City-Real, al fischio finale dell'arbitro (il nostro fotografo), arrivò proprio mentre annunciava agli avversari i suoi bellicosi propositi di rimonta. E per fortuna non aveva sentito il portiere avversario – sì, lui, quello in miniatura – che poco prima aveva magnanimamente sussurrato ai compagni: “Lasciamolo vincere, se no è peccato…”. Mancherà, questo posto, ad Albert Gudmundsson. Il campetto dei Giardini Luzzati, il panificio con la focaccia appena sfornata, il barista che «non mi fa pagare il caffè» alla faccia dei liguri dal braccino corto, le case colorate e antiche di via Dante, la strada dove vive in questo quartiere nel cuore di Genova. Genova e il Genoa, che hanno tolto il velo alle sue qualità, facendole brillare in tutto il loro splendore, venendo ripagate – città e squadra – dai gol (14 finora in campionato), dagli assist (3) e da tutte le giocate di fino che hanno attirato le attenzioni dei club italiani, Inter su tutti, e non soltanto. Lui si limita a dire che “a fine stagione ci metteremo intorno a un tavolo, io e il Genoa, e capiremo qual è la soluzione migliore per me e per loro”, e sembra sincero nonostante le sue parole suonino come le classiche frasi di circostanza , utili a smussare gli spigoli di un destino già scritto. Ma, se addio sarà, Gud sente il dovere di fare gli interessi non solo suoi, ma anche del club in cui è esploso in tutta la sua forza; perché, qui, al di là di un contratto valido fino al 2027, sa di essere a casa, tra i compagni e tra questa gente che lo saluta come uno di loro. Come uno di casa, appunto. Ma sa anche, Gud, che, arrivato a 26 anni, suona il rintocco dell'“ora o mai più”, e il canto di certe sirene diventa un richiamo irresistibile. In questo momento sei seduto all'aperto, al sole, tra le persone ei luoghi che da due anni e mezzo, da quando cioè sei arrivato in Italia, ti sono diventati familiari: ti guardi intorno e cosa pensi? «Bellissimo», risponde in inglese. Poi in inglese, come per tutto il resto dell'intervista: “Un posto unico, incantevole, con un romanticismo tutto suo. Mi piace molto”.



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