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Chi è don Giuseppe Rossi, il parroco beato ucciso dai fascisti


Don Giuseppe Rossi, ucciso a 32 anni nel 1945. In alto, una moderna rappresentazione di fantasia ispirata dal beato

La vita
Piemontese di Varallo Pombia (Novara), Giuseppe Rossi nacque il 3 novembre 1912 in una famiglia povera e religiosa. Ordinato sacerdote a 24 anni, il 29 giugno 1937, fu nominato parroco a Castiglione Ossola, piccolo paese montano, dove svolse l'apostolato per circa sei anni. In particolare si dedicò alla formazione dei giovani – seguiva la direzione spirituale dell'Azione Cattolica femminile e delle Conferenze di San Vincenzo – e all'assistenza di poveri e malati.

Il martirio
Il suo martirio è legato alla seconda guerra mondiale. Durante la Resistenza la Val d'Ossola fu infatti teatro di scontri tra i partigiani e le formazioni fasciste. Il 26 febbraio 1945 i militi della Brigata Nera Ravenna ebbero uno scontro con i partigiani accanto a Castiglione. Morirono due uomini, ci furono una ventina di feriti e la rappresaglia contro la popolazione fu immediata: alcuni casi furono bruciati e vennero presi anche alcuni ostaggi, tra cui don Giuseppe, che furono poi liberati il ​​giorno stesso. Ma per don Rossi il dramma non era finito: ritornato a casa, durante la cena fu prelevato dai militi fascisti che lo portarono fuori paese, nel Vallone dei Colombetti. Dopo essere stato costretto a scavarsi la fossa a mani nude, fu ripetutamente percosso, colpito alla testa con un masso di 7 chili che gli provocò lo sfondamento del cranio, quindi finito con una coltellata e un colpo di arma da fuoco. Aveva 32 anni.
Come segnala il Dicastero per le cause dei santi, la morte di don Giuseppe «fu conseguenza del clima di odio nei confronti della Chiesa e dei presbiteri da parte del regime fascista. L'esempio del presbitero era da loro considerato pericoloso al punto da procedere alla sua eliminazione. Come molti altri suoi confratelli, don Rossi non prese posizione in merito alla politica ma, pur essendo consapevole del pericolo che correva, cercò di donarsi con la massima carità, ascoltando tutti e cercando di soccorrere chiunque si trovasse in una situazione di difficoltà».

La beatificazione
Riconosciuto il martirio “in odio alla fede”, don Giuseppe è stato beatificato il 26 maggio 2024 nella cattedrale di Novara. «C'è, in questa “immolazione”, la sua propria e personale imitazione di Cristo, al quale già era stato incorporato con il Santo Battesimo e poi configurato con il sacramento dell'Ordine Sacro», ha detto il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, che ha celebrato la funzione in rappresentanza di papa Francesco. Per monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, don Rossi è stato «umile prete, esemplare per la vita di preghiera e per il suo generoso servizio… icona di un parroco martire… modello per tutto il popolo di Dio, e in particolare per noi sacerdoti e per i laici che svolgono un ministero a servizio della Chiesa».
Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare il parroco martire, in un messaggio inviato al vescovo Brambilla: «La sua dedizione al mandato ricevuto lo poneva un rischio della vita, laddove, nel periodo della lotta di Liberazione dell'Italia, intendeva difendere l'esistenza e la dignità delle persone, incarnando valori di verità, giustizia e libertà che troveremo poi trasfusi nella Costituzione della Repubblica».





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