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Mattarella: «Chi ha tramato nell’ombra ha tradito il popolo e l’Italia»


«Chi è stato complice di morte non può identificarsi con lo Stato, ma è una minaccia per la Repubblica». Sergio Mattarella, accolto da un lunghissimo applauso, parla a Brescia in occasione del 50esimo anniversario della strage. Parlando della matrice fascista dell'attentato che ha provocato, il 28 maggio 1974, 8 morti e centinaia di feriti, il presidente della Repubblica ha ricordato che «la stessa matrice eversiva, lo stesso disegno criminale, fu dietro a chi aveva piazzato ordigni o lanciato bombe a Piazza Fontana, a Milano, nel 1969, a Gioia Tauro nel luglio del 1970, a Peteano, nel 1972, alla Questura di Milano nel 1973. E che, dopo la strage di Brescia, continuò a praticare quella strategia della tensione, provocando nuovi spaventosi spargimenti di sangue innocente sul treno Italicus, a pochi mesi dalla strage di Piazza della Loggia, poi a Bologna nel 1980 -la più grande strage del terrorismo neofascista- e ancora, nel 1984, di nuovo a San Benedetto Val di Sambro. Una sequenza impressionata di eventi sanguinosi, legati dall'unico filo dell'eversione nera e tutte caratterizzate da una difficile ricerca della verità storica e giudiziaria, ostacolata da inaccettabili depistaggi, errori e inefficienze. Ma il desiderio di verità e giustizia non si è fermato».

Desiderio di giustizia che, come abbiamo ricordato anche noi di Famiglia cristiana nel numero ancora in edicola, ha portato a fare chiarezza sulle responsabilità anche se restano ancora punti da indagare. «Le diverse frasi che hanno riguardato la strage di Piazza della Loggia», ha sottolineato Mattarella, «hanno complessivamente chiarito il quadro, delineando con precisione responsabilità, dinamiche e complicità. Di recente, si è aperto un nuovo filone di inchiesta, dal quale potrebbero emergere nuove tasselli. Attendiamo con paziente fiducia perché la verità è un pilastro della democrazia».

E ancora il presidente della Repubblica ha ribadito che «la risposta dello Stato democratico nella lotta al crimine e nel fare giustizia -vorrei dirlo soprattutto ai ragazzi presenti- può apparire talvolta lenta. Certo, è sempre auspicabile una risposta tempestiva, per quanto possibile rapida, ma, quel che va ricordato, perché fondamentale, è che essa rispetta le garanzie dello Stato di diritto: questo conferisce solidità e affidabilità».

Il Presidente ricorda che «nella polemica dell'epoca ci fu chi, a proposito di questa impressionante catena di attentati, parlò di stragi di Stato. È una definizione che suscita passioni, sollecita sdegno, ma che suscita e sollecita anzitutto una diversa riflessione. Perché era lo Stato democratico il bersaglio dei terroristi e lo Stato democratico non si identifica con complici, pavidi, corrotti o addirittura infiltrati negli apparati dello Stato per cercare di corroderlo dall'interno». Allo Stato, invece, «appartengono i magistrati, inquirenti e giudicanti, le Forze dell'Ordine che, con fatica e tenacia, hanno condotto indagini e hanno raggiunto certezze su molti e fondamentali aspetti di quegli attenti. Lo Stato è costituito dalle istituzioni che hanno resistito, rispettando le regole costituzionali, dai cittadini, dalle forze sociali, dai rappresentanti del popolo, dai partiti della nostra democrazia, da tutte le donne e gli uomini -la stragrande maggioranza- che hanno speso il loro impegno e lo spendono per la difesa della libertà e della democrazia. Complici e collusi, strateghi di morte, non rappresentano lo Stato, ma una gravissima minaccia contro la Repubblica. Hanno tradito l'Italia. Hanno tramato nell'ombra contro il loro popolo e il loro Paese. Di fronte alla guerra violenta di opposti terrorismo -nero e rosso- che in quella stagione di sangue e di aspri conflitti internazionali provarono a rovesciare la Repubblica e la sua democrazia, possiamo dire oggi, con certezza, che ha prevalso lo Stato, la Repubblica, il suo popolo, con i suoi autentici, leali servitori. Una vittoria», ha detto infine Mattarella, «che è stata di tutti i cittadini italiani, che si sono sempre raccolti, nei momenti più bui, attorno alle istituzioni e che non si sono mai lasciati sedurre dalle insidie ​​della violenza, della lotta armata, dell'eversione. E che mai hanno rivendicato l'instaurazione di misure autoritarie per sconfiggere la minaccia terroristica».





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