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Abusi: crescono le segnalazioni, più tutela per le vittime.



Cresce il numero delle vittime che contatta i centri di ascolto. Per chiedere informazioni, segnalazione abusi, capire quale percorso sia meglio intraprendere per tutelarsi e tutelare. Monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, nel corso del convegno Abusi sui minori. Una lettura del contesto italiano 2001-2021”, organizzato dall'Ambasciata italiana presso la Santa Sede spiega che «nei nostri centri di ascolto nel 2021 i contatti erano stati 48, nel 2022 sono passati a 374».

In primo piano la tutela delle vittime. «Ci ​​siamo impegnati a cercare il bene dei piccoli», continua i vescovo, «in un clima di dialogo e stima verso tutti i soggetti vivi della società civile». La Cei, nel 2019, aveva emanato le linee guida per dare indicazioni precise su come agire in caso di abusi e contestualmente aveva istituito i Servizi diocesani per la tutela dei minori e, nel 2021, i centri di ascolto. «Nelle linee guida», ricorda il segretario della Cei, «abbiamo scritto che c'è una indagine previa e, se questa verifica la fondatezza dell'accusa, c'è un dovere morale di riferirci all'autorità giudiziaria, tranne che non ci siano evidenti ragioni per cui una persona adulta si opponga a questo. Se, invece, constatiamo che vi è un pericolo imminente o una situazione in corso, nelle linee guida, ci siamo impegnati a ricorrere all'autorità giudiziaria per segnalare il caso». Inoltre la Cei si sta impegnando a creare un clima di fiducia grazie anche alla diffusione di una cultura e alla creazione di luoghi dove possono emergere le segnalazioni.

«Con la pubblicazione delle linee guida del 2019 della Cei si è dato inizio allo sviluppo sul territorio italiano dei centri per la recezione delle denunce», ha aggiunto monsignor Luis Manuel Ali Herrera, segretario della Pontificia Commissione tutela dei minori, «e oggi il 77 per cento delle diocesi possiede un luogo in cui le vittime possono essere accolte e assistite da personale esperto e qualificato». Inoltre, ha concluso, bisogna «dare alle vittime la fiducia di farsi avanti. Spesso l'assenza di segnalazioni viene erroneamente interpretata come assenza di vittime, ma la nostra priorità deve essere rivolta alle persone ferite».





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