Dal caos all’armonia, ecco l’azione dello Spirito Santo
Non una «archeologia biblica», ma un cammino che ci porta a scoprire la bellezza dello Spirito. Papa Francesco comincia un nuovo ciclo di catechesi sul tema “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. Un cammino in tre tappe: l'Antico Testamento, il Nuovo Testamento e il tempo della Chiesa. Il Pontefice parte dai primi due versetti della Bibbia: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» per dire che qui «lo Spirito di Dio ci appare come la potenza misteriosa che fa passare il mondo dal suo stato iniziale informe, deserto e tenebroso, al suo stato ordinato e armonioso». Ed è vero che lo Spirito fa armonia, «l'armonia nella vita, l'armonia nel mondo. In altre parole lo Spirito è Colui che fa passare dal caos al cosmo, cioè dalla confusione a qualcosa di bello e di ordinato. È questo, infatti, il significato della parola greca kosmos, come pure della parola latina mundus, cioè qualcosa di bello, di ordinato e pulito, armonico perché lo Spirito è l'armonia».
In seguito, nel salmo 33 si dice: «Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» e nel 104: «Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra». Espressioni che si chiarificano nel Nuovo Testamento «che descrive l'intervento dello Spirito Santo nella nuova creazione, servendosi proprio delle immagini che si leggono a proposito dell'origine del mondo: la colomba che nel battesimo di Gesù aleggia sulle acque del Giordano; Gesù che, nel Cenacolo, soffia sui discepoli e dice: “Ricevete lo Spirito Santo”, come all'inizio Dio aveva alitato il suo soffio su Adamo».
Ma nel rapporto tra lo Spirito Santo e il creato l'apostolo Paolo introduce un altro elemento, la «”schiavitù della corruzione”. È una realtà che ci riguarda da vicino e drammaticamente. L'Apostolo vede la causa della sofferenza del creato nella corruzione e nel peccato dell'umanità che lo ha trascinato nella sua alienazione da Dio. Questo resta vero oggi come allora. Vediamo lo scempio che del creato ha fatto e continua a fare l'umanità, soprattutto quella parte di essa che ha maggiori capacità di sfruttamento delle sue risorse». Parla di San Francesco e della via che lui ci indica: «Una via di uscita bella, una via d'uscita per tornare all'armonia dello Spirito: la via della contemplazione e della lode. Il Poverello voleva che dalle creature si levasse un cantico di lode al Creatore, ricordiamo “Laudato si', mi Signore…”, il cantico di san Francesco d'Assisi».
E allora «la nostra vocazione nel mondo, ricorda ancora Paolo, è di essere “lode della sua gloria”. Si tratta di anteporre la gioia del contemplare quella del possedere. E nessuno ha gioito delle creature più di Francesco d'Assisi, che non ne ha voluto possedere nessuna».
Francesco ricorda che «lo Spirito di Dio, che all'inizio trasformò il caos in cosmo, è all'opera per compiere questa trasformazione in ogni persona». Possiamo dire che, «intorno a noi possiamo dire che c'è un caos esterno, un caos sociale, un caos politico. Pensiamo alle guerre, pensando a tanti bambini e bambine che non hanno da mangiare, a tante ingiustizie sociali, questo è il caos esterno. Ma c'è anche un caos interno, interno a ognuno di noi. Non si può sanare il primo, se non si comincia a risanare il secondo». Il Papa invita a fare «un bel lavoro per fare della nostra confusione interiore una chiarezza dello Spirito Santo. È la potenza di Dio che fa questo e noi apriamo il cuore perché lui possa farlo». E prega perché «questa riflessione susciti in noi il desiderio di fare esperienza dello Spirito creatore. Da oltre un millennio la Chiesa ci mette sulle labbra il grido per chiederlo: “Veni creatore Spiritus!, Vieni o Spirito creatore! Visita le nostre menti. Riempi di grazia celeste i cuori che hai creato”. Chiediamo allo Spirito santo che venga a noi e ci faccia persone nuove con la novità dello Spirito».
Infine il Papa, nell'assicurare la sua «preghiera per le vittime della grande frana che ha travolto alcuni villaggi in Papa Nuova Guinea», conferma il viaggio che farà in quelle terre, «a Dio piacendo nel settembre prossimo». Poi ricorda la beatificazione, a Novara, di «don Giuseppe Rossi, sacerdote e martire, parroco zelante della carità che non abbandonò il gregge» durante la tragedia della seconda guerra mondiale, ma lo difese fino al sacrificio della vita» e incoraggia i sacerdoti di Bergamo presenti per il loro 25esimo di sacerdozio. «Questi bergamaschi», dice, «hanno fama di buoni sacerdoti, avanti e coraggio». Prima della benedizione, nel giorno in cui si celebra la memoria liturgica di San Paolo VI invita «a riscoprire la gioia di essere cristiani» ea «costruire la civiltà dell'amore». Raccomanda, «se avete tempo», di leggere «la lettera di Paolo VI Evangeli Nuntiandi, che è attuale ancora».
Non dimentica poi di pensare alla «martoriata Ucraina» e ai bambini che ha ricevuto qualche giorno fa: «Hanno avuto bruciature, hanno perso le gambe nella guerra, la guerra sempre è una crudeltà. Questi bambini e bambine devono cominciare a camminare, a muoversi con braccia artificiali, hanno perso il sorriso, è molto brutto, è molto triste quando un bambino perde il sorriso. Preghiamo per i bambini ucraini e non dimentichiamo Palestina e Israele che soffrono tanto, che finisca la guerra, non dimentichiamo il Myanmar che è in guerra e tanti Paesi che sono in guerra. I bambini soffrono, i bambini nella guerra soffrono. Preghiamo il Signore che sia vicino a tutti e ci dia la grazia della pace».