Economia Finanza

Sudafrica, code ai seggi nel primo voto conteso dal 1994



Johannesburg, Pretoria (Sudafrica)- Boitumelo Mahibila, 41 anni, è in coda nelle prime ore della mattina a un seggio allestito alla Orlando West Primary: una scuola di primo grado a Soweto, l'area urbana simbolo degli anni della liberazione dall'apartheid e dell'ascesa di Nelson Mandela. Oggi si respira poco di quell'atmosfera, soprattutto nelle sue parole: «La mia aspettativa è che ci sia un grosso cambiamento» spiega. La crisi più ostica? «Ovviamente la corruzione» taglia corto, come se la risposta fosse scontata.

Il suo verdetto non è isolato. Quasi 28 milioni di sudafricani, sui 62 totali, erano registrati il ​​29 maggio alle urne per le parlamentari dell'economia più industrializzata dell'Africa. La settima tornata elettorale dal trionfo di Mandela nel 1994 e la più contesa negli ultimi tre decenni: per la prima volta dalla fine delle segregazione, l'African National Congress può perdere la maggioranza dei seggi (50%) e piegarsi ai negoziati per la formazione di una maggioranza. Tanto che il dato più sensibile nei risultati finali, in uscita fra l'1 e il 2 giugno 2024, è proprio il calo sofferto dal partito e gli scenari di sue intese per ri-eleggere il presidente in carica Cyril Ramaphosa.

Affluenza alta, primi risultati nella notte

Gli oltre 23mila seggi distribuiti nel Paese hanno già fatto registrare un'affluenza che smentisce i timori di una partecipazione marginale. Nel 2019 le urne si erano chiuse con un tasso di partecipazione intorno al 66%. L'affluenza registrata fin dalle prime ore della mattina fa presagire che l'asticella possa essere raggiunta e superata, in un voto che lascerà il segno: comunque vada, l'Anc sarà obbligata prima a contemplare l'ipotesi di nuove alleanze, poi a fronteggiare un declino tanto graduale quanto netto dei consensi. Prima che il voto del 2029, il prossimo in agenda, imprima un vero cambio di potere ai vertici di Pretoria

I seggi hanno aperto i battenti alle 7 di mattina e chiuderanno alle 21 locali, in una città tappezzata di manifesti elettorali e invitati al voto. Non sorprende che quelli più diffusi siano dell'African national congress, il partito che affonda le sue radici negli albori del Paese ed è identificato dal suo vecchio blocco di elettori con la leadership di Nelson Mandela. A tre decenni dalla fine della segregazione, la sua forza sta scemando sotto il peso delle troppe storture economiche e politiche di un partito che non fa più breccia nelle nuove generazioni. «I giovani non capiscono quello che l'Anc ha fatto e sta facendo» obietta Shadrak Motau, 78 anni, un veterano del partito che aveva accompagnato Mandela in uno dei suoi primi bagni di folla dopo la liberazione.

La dissociazione è sempre più diffusa, a giudicare dal calo lento ma inesorabile dei consensi del partito che esprime l'attuale e – probabilmente – futuro presidente Cyril Ramaphosa: il leader subentrato a Jacob Zuma nel 2018 e ora alla ricerca di un secondo mandato su elezione del Parlamento, chiama a scegliere il presidente dopo il rinnovo dei 400 seggi. I primi risultati tangibili sono attesi prima dell'alba del 30 maggio, ma c'è chi si aspetta indiscrezioni verso la mezzanotte del giorno delle urne.



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