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Andare al voto per un’Europa democratica è dovere dei cittadini



Tra pochi giorni siamo chiamati al voto, insieme ai cittadini di altri 26 Paesi europei. Ed è una grande opportunità, una grande fortuna, poter esprimere il nostro parere, potersi immischiare con la politica. Non abbiamo meriti per questa conquista, che tanto costò ai nostri padri, per vivere in questa parte del mondo. Non capita ovunque di essere chiamati al voto senza imposizioni: in molti Paesi le elezioni sono una farsa, manovrate, scontate.

Per questo il diritto al voto è anche un dovere: affermiamo un'idea di democrazia, di partecipazione alle scelte di chi ci governa, che trattandosi di un'unione di Stati, hanno ricadute significative sulle sfide del mondo. L'Unione europea non ci appassiona, non ne assaporiamo i vantaggi. Ci pare una cappa fissante di vincoli e un surplus di regole e di burocrazia. Eppure almeno due avvenimenti eccezionali ci hanno mostrato che l'Europa c'è e ci serve. Di fronte allo schiaffo della pandemia l'Unione ha risposto, rompendo ogni tabù, accettando di fare debito comune. E poi, dopo ottant'anni, per la prima volta si vota con una guerra in Europa. Non alle sue porte, perché siamo tutti coinvolti nel sostegno militare ed economico all'Ucraina. E l'Europa ha risposto unita, scegliendo di difendere chi è stato aggredito, nonostante gli svantaggi.

Dunque, sui principi non si cede e vorrei ricordare che tutte le armi sono di difesa, per un popolo invaso da una potenza criminale. Ma se la ragione dell'Europa unita, il motivo per cui è nata, sono la pace e lo sviluppo, che senso ha oggi che non li può più garantire? La guerra però è venuta da sé, non l'abbiamo cercata. Ci siamo illusi, sonnecchiando, che la storia aveva segnato un punto fermo dopo il 1989, con la caduta del muro di Berlino. Non è stato così e gli accadimenti ci hanno colti impreparati, smarriti, ma netti sulla postura da assumere. Perché l'Europa non può non giocare un ruolo, deve. Anche se siamo 500 milioni su 7 miliardi e mezzo di abitanti sulla terra. Anche se gli equilibri sono radicalmente mutati, dai timidi esordi dell'Unione.

L'Europa ha la responsabilità di valori che consideriamo inderogabili e che dobbiamo difendere per noi e affermare per tutti: la difesa della persona, dei suoi diritti, il primato della libertà, di fede, pensiero, riunione, l'uguaglianza di tutti i cittadini , la democrazia. Che non sarà la forma di governo perfetta, ma sappiamo che è la migliore possibile. Forse nelle famiglie politiche che si contendono la guida del Parlamento europeo fatichiamo a sentirci rappresentati, a riconoscerci in un'appartenenza, anche le distinzioni tranciate con l'accetta tra destra e sinistra non sono una discriminante per garantire i valori in cui crediamo. Ma ci sono le persone, che hanno una storia politica, si esprimono con il loro lavoro, attraverso i media possiamo conoscere le loro idee. Lo sforzo minimo di informarci e prepararci al voto è un impegno di maturità. Fossimo in Russia o in Iran capiremmo la differenza.





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