Cinema

The Penitent: trailer e clip del film con Luca Barbareschi (Al cinema dal 30 maggio)


Dopo la presentazione Fuori Concorso alla 80° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, a partire dal 30 maggio 2024 nei cinema con 01 Distribution Il Penitenteil nuovo film diretto e interpretato da Luca Barbareschi tratto dall'omonima pièce teatrale di David Mamet che ha curato anche la sceneggiatura.

Prodotto da Èliseo Entertainment con Rai Cinema, il film vanta un cast internazionale: Catherine McCormack, Luca Barbareschi, Adam James e Adrian Lester.

Di nuovo insieme Luca Barbareschi e David Mamet con un film intenso e tagliente che ci ricorda due temi fondamentali estremamente attuali: l'influenza della stampa e la strumentalizzazione della legge, temi che si innestano sul terreno personale della spiritualità e dei rapporti familiari.

“The Penitent” è il primo film americano di Luca Barbareschi che torna alla regia con una drammaturgia potente, moderna, incandescente. Scritto dal drammaturgo David Mamet – Premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross – il film è ispirato ad un caso di cronaca, il caso Tarasoff, nel quale uno psicoanalista rimane vittima di accanimento giudiziario e della macchina del fango causata da una comunicazione pilotata.

Ho amato la versione teatrale di questo testo tanto quanto amo la versione cinematografica che segue lo schema del thriller. La sceneggiatura scritta da un genio come David Mamet si ispira a un caso di cronaca, il caso Tarasoff. Protagonista della nostra storia è uno psicoanalista a cui è stata distrutta la vita – come peraltro a molti professori universitari, docenti e manager – per l'accanimento di altri due protagonisti, che sono, nel film e nella vita, il sistema giudiziario invadente e la comunicazione pilotata.

Quando la vita privata di un uomo si scontra con il meccanismo di una comunicazione che non è divulgazione elaborativa di notizie, ma che invece è diffamazione, cioè provocazione visiva e intuitiva, decide a dare giudizi piuttosto che ad informare, nasce un conflitto. E se al conflitto partecipa anche un sistema giudiziario che individua una vittima al di fuori delle vittime reali ed un colpevole in chi non è il vero colpevole, allora siamo in piena tragedia.

Ma perché succede questo? Mamet dice Perché la natura umana è crudele. Così, il nostro protagonista Carlos David cerca risposte e conforto nella sua spiritualità e nel Giuramento di Ippocrate, unica arma di difesa dalla stampa e dalla magistratura.

I binari su cui viaggia la sceneggiatura sono la vita privata del protagonista fatta di verità, tradimenti e dilemmi, la clava mediatica secondo cui la stampa rinuncia all'originaria eticità perdendo il suo servizio elaborativo e infine il rapporto medico-paziente, ma anche avvocato- assistito, giudice imputato, che rivela la dolorosa e discutibile incapacità ad aiutare.

Le informazioni abilmente manipolate consentono alla stampa di 'vendere copie'. Siamo di fronte a un meccanismo paradosso che si nutre della stessa paura che scatena in chi è coinvolto e in chi assiste. Un richiamo forte, irrinunciabile, che tiene il pubblico legato a sé, riducendo la parabola a pochi elementi fondamentali, una vittima ed un mostro. La vittima diventa il paziente criminale mentre il mostro è lo psichiatra, Carlos David, l'ebreo in cerca della verità, con tutta la forza divisiva dell'essere ebreo.

A questa semplificazione del pensiero, a tutte le variabili dei social media, alla riduzione a pochi caratteri per esprimere un concetto, alla moda del selfie, Carlos David si oppone. E qui Mamet introduce un altro macrotema di assoluta attualità perché senza la discrezionalità, senza la capacità di scegliere, ci sarà qualcuno che lo farà per te, che ti dirà cosa devi fare, e questo è il lasciapassare per le dittature.

Nella sceneggiatura non c'è giudizio. Ogni personaggio ha le sue ragioni. L'uomo subisce una forza di gravità spirituale che lo spinge verso il basso mentre lo scopo della vita è elevarsi. Carlos David ha una spiritualità molto forte grazie alla quale non accetta ricatti; per questo si oppone ai giudizi della stampa e alle interferenze della giustizia.

Questo per me è un film totalmente ebraico. La domanda di Carlos David Mi processate per le mie convinzioni religiose? Non dovrebbe essere una domanda tra me e Dio? esprime bene l'esigenza di difendere la pratica dell'elaborazione del pensiero. Difendo Carlos David, difendo la sua scelta, anche a discapito del rapporto interpersonale, molto doloroso. Difendo la sua ricerca di Dio ei suoi dubbi sulla parola di Dio. Il suo incontro con Dio sarà infatti rappresentato dall'interrogatorio del Pubblico Ministero, che si rivela essere un incontro-scontro con la sua coscienza e che lo mette di fronte alle sue responsabilità.

Il PM dice a Carlos David che ha sempre testimoniato in difesa dei suoi pazienti tranne che in questa occasione. E questo perché ha dato un giudizio al suo paziente. Ed è sicuramente stato influenzato dalla lettura della parola di Dio perché esprime un chiaro pregiudizio nei confronti di uomini che giacciono con altri uomini. Quindi Carlos David si è rifiutato di testimoniare a causa della sua 'conversione' religiosa. Forse ritiene che il suo paziente sia uno psicopatico e un assassino e che la strage non fosse evitabile. Inoltre, inciampa nel dubbio che la sua terapia non sia servita a molto. E infine riflette sulla possibilità che sia un disegno divino per un nuovo cammino di cui non è a conoscenza.

In pratica è un film sul dubbio.

[Luca Barbareschi]



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