Galiano: “L'insegnamento è una branca della recitazione. L'allegria e le emozioni positive portano a risultati migliori” – Orizzonte Scuola Notizie
Al programma “Dilemmi” su Rai 3, condotto da Gianrico Carofiglio, il professore Enrico Galiano ha portato una ventata di freschezza nel dibattito sull'insegnamento. Con parole sagge e un approccio rivoluzionario, ha messo in discussione alcuni metodi tradizionali ancora radicati nelle aule scolastiche.
Galiano ha ricordato come, all'inizio della sua carriera, un collega gli consigliò di “avere uno sguardo triste in classe” per intimorire gli studenti. “L'insegnamento è una branca della recitazione”, disse quel docente. Galiano ammette di aver provato tale approccio, ma ben presto si è reso conto che l'allegria e le emozioni positive portano a risultati migliori. “Le emozioni che proviamo mentre impariamo si fissano nella memoria e si collegano alla nozione. Se impariamo qualcosa con la paura, resterà sempre la paura di quel concetto”.
Con una metafora efficace, Galiano ha messo in dubbio la validità di strumenti didattici obsoleti: “Voi vi fareste curare l'appendicite con gli strumenti del 1800? No. Perché ci sono approcci come questo ancorati a strumenti del passato. Ad esempio, il voto in condotta”.
Il professore si è poi soffermato sul concetto di “figliocrazia”, definendolo un “modo di vedere le cose un po' miope”. Anzichè puntare il dito contro i genitori, ha invitato a capire le ragioni profonde di determinati comportamenti, evitando accuse reciproche. Pur riconoscendo gli aspetti positivi di un maggiore coinvolgimento emotivo dei genitori, Galiano ha sottolineato l'importanza di superare la logica delle sanzioni, che lui stesso ha abbandonato dal 2010. Al loro posto, ha promosso metodi più costruttivi, come far svolgere ai ragazzi più grandi attività di tutoraggio verso i più piccoli o lavori socialmente utili.
Infine, Galiano ha respinto l'idea di un'autorevolezza basata sull'imposizione, preferendo invece un rapporto di relazione autentica con gli studenti. “Quindi che si sentono ascoltati. Sentono che c'è un adulto che è interessato a ciò che hanno da dire, non in ciò che lui deve dire a loro. Poi dopo ti ascoltano”. Un approccio che richiede fiducia negli alunni e la disponibilità a lasciare loro il tempo di sbagliare, per far emergere i loro talenti.