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Paolo Cevoli, ‘racconto i personaggi della mia Romagna’ – Tv – Ansa.it


Romagnolo doc (Riccione), ex manager di successo nel turismo, laureato in legge, master in America e poi comico tra Maurizio Costanzo Show, Zelig e LOL – Chi ride è fuori. “Ho cominciato a 44 anni, nel 2002 – dice all'ANSA Paolo Cevoli – a fare questo mestiere e per tre anni l'ho fatto per gioco. Solo nel 2005 ho deciso di farlo definitivamente. Ho scoperto che mi divertivo e mi piaceva troppo stare sul palco”.
Il comico, 65 anni, due figli e tre nipoti, che dal 4 giugno è protagonista di Comedy Central Presents, su Comedy Central (129 di Sky e in streaming su NOW, il canale di Paramount dedicato all'intrattenimento e alla comicità), ha una comicità mai volgare, sempre contenuta e puntuale. “Penso sempre di rivolgermi ai miei figli, ai miei nipotini – dice -. È chiaro che alcune cose, alcuni argomenti vanno trattati in modo diverso, ma in genere racconto storie all'animo bambino dei grandi. Ora ai bambini basta sentire culo, cacca , piscia che ridono Ai miei nipoti ho sempre raccontato la favola del Drago Pasqualino che faceva le puzze con tanto di fiamme dal sedere E loro dai a ridere Insomma non sempre c'è bisogno della parolaccia.
Come nascono i suoi personaggi? “Dall'osservazione e la Romagna offre, diciamo così, un caleidoscopio di creature mitologiche che fa davvero paura. Basta andare in spiaggia, al bar o alla bocciofila e ti rendi conto che ci sono tanti spunti, basta solo saper vedere. È un po ' quello che accade anche in Campania in quanto a personaggi e dove c'è anche una grande autoironia”.
Come mai la sua comicità sembra sempre scaturire principalmente dal vissuto? “È perché sono un po' una maschera come Totò e la mia comicità nasce da questo. Non so fare nient'altro che presentarmi stesso, Bisio ad esempio si divertiva perché non sapeva mai che cosa stavo per dire, era tutta improvvisazione”.
Che farà un Comedy Central? “Racconterò l'Italia di tanti anni fa ai miei nipoti. Quando c'era Internet e c'erano solo due canali tv. Quando il telefono aveva una rotella che poteva essere bloccata con un lucchetto e quando per trovare una strada dovevi chiedere in giro dove mai si trovasse. Insomma un mondo che non c'è più”.
Manager, laurea in legge e poi comico, cosa le resta ancora da fare? “È vero, ho fatto un sacco di cose, ma c'è ancora una cosa che amerei fare e forse farò a novembre. Mio padre Luciano è stato emigrante in Australia e mi raccontava sempre di questa sua esperienza durata quattro anni. Ha presente il film di Alberto Sordi, Bello, onesto, emigrato in Australia sposerebbe compaesana illibata? Ecco, quella è un po' la storia di mio padre Lui mi diceva sempre che quando era lì era guardato con sospetto e questo gli dispiaceva molto poi – ci sono tanti ragazzi che vengono in Italia a cercare fortuna e dobbiamo guardarli con affetto, non con diffidenza.
Ecco desidero andare lì e vedere dove è stato lui. Chissà, forse troverò anche delle sorprese, mio ​​padre era un tipo molto esuberante”.

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