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Italia, pochi lampi e tanta noia con la Turchia. Ma Spalletti ritrova Fagioli


Poche indicazioni positive per il ct, che nella ripresa fa entrare il centrocampista della Juve

dal nostro inviato Andrea Elefante

4 giugno 2024 (modifica il 5 giugno 2024 | 00:07) -BOLOGNA

Non ci siamo. E vorremmo poter dire: non ci siamo ancora. Se a dieci giorni dal debutto nell'Europeo contro l'Albania il test di Bologna doveva dare indicazioni a Spalletti sul momento della sua Italia, sul suo stato di salute, è inevitabile essere un po' preoccupati. C'è tempo per migliorare, crescere, avvicinarsi all'immagine di squadra che il ct ha in mente, ma ora servirà accelerare: l'Italia al Dall'Ara è sembrata in (forte) ritardo, ancora troppo spesa e soprattutto lontana dall' identità tattica e di gioco su cui Spalletti punta forte. I due recenti precedenti della Nazionale a Bologna, giocati sempre il 4 giugno, erano stati sicuramente più confortanti: nel 2021 l'Italia si era avvicinata all'Europeo con un entusiasmante 4-0 alla Repubblica Ceca e anche l'1-1 con la La Germania dell'anno successivo aveva lasciato altre sensazioni, rispetto a quelle contro la Turchia.

LE SCELTE

Spalletti conferma le indicazioni, anche dichiarate, della vigilia: Vicario in porta, con Di Lorenzo e Dimarco esterni e Mancini-Bastoni coppia centrale; Jorginho e Cristante i due centrocampisti davanti alla difesa, con Pellegrini rifinitore alle spalle di Retegui e Orsolini e Chiesa guastatori esterni. Montella sceglie tutti e tre gli “italiani” in rosa, uno per reparto: Celik laterale destro della difesa a quattro (sull'altra corsia Muldur, fino all'anno scorso al Sassuolo), Calhanoglu è il governatore del centrocampo con Ayhan – altro ex neroverde – al suo fianco, mentre Yildiz è il galleggiante di sinistra del trio offensivo che supporta Yilmaz.

PRIMO TEMPO

Come da segnali ampiamente raccolti in questi primi giorni di lavoro a Coverciano, l'Italia difende a quattro ma cerca l'impostazione a tre: Dimarco si stacca dalla linea per accentrarsi e aggiungersi ai centrocampisti, Cristante si alza e Pellegrini modula i suoi movimenti in parallelo a quelli di Chiesa, che parte molto largo a sinistra. Ma i meccanismi sono molto perfettibili, come l'atteggiamento complessivo della squadra, più presente nella ricomposizione della transizione difensiva – che per altro la Turchia sollecita ben poco – piuttosto che nel pressing feroce che dovrebbe consentire alla squadra una riconquista rapida del pallone e un diverso governo del gioco. Nella manovra, molto sotto ritmo, c'è confusione, poca lucidità, molti errori tecnici, soprattutto difficoltà a coinvolgere i laterali, gli esterni offensivi e Retegui, che fatica tremendamente a tenere su palloni. L'unica vera occasione da gol degli azzurri arriva a tempo scaduto, e su calcio piazzato: un corner di Pellegrini, che Cristante impatta vedendo il suo colpo di testa respinto dal palo. Prima, pochissimo: una punizione alta sopra l'incrocio destro di Pellegrini (fallo di Muldur su Orsolini), un radente da sinistra di Dimarco solo sfiorato da Retegui, una fuga a destra di Cristante con cross su cui il centravanti del Genoa non arriva di testa e Chiesa corregge di sinistro, ma altissimo. Anche la Turchia impensierisce poco Vicario, quasi più preoccupato da un passaggio indietro avventato di Mancini: un tiro fuori di Calhanoglu e un suo angolo girato di testa da Yilmaz, ma sopra la traversa.

SECONDO TEMPO

Spalletti cerca una scintilla con i cambi dei due esterni offensivi: Zaccagni per Chiesa e Cambiaso per Orsolini. L'Italia lancia segnali di crescita, il suo possesso palla, se possibile, forse è ancora più prolungato, ma al dunque il portiere Bayindir non sente suonare particolari allarmi: un cross da destra di Cambiaso cerca il colpo di testa – mancato – di Pellegrini , con Zaccagni che si ritrova palla troppo addosso in posizione molto favorevole; un invito da sinistra di Dimarco ispira una girata impattata male da Retegui, che poi al quarto d'ora cerca una apprezzabile sforbiciata volante, con buona coordinazione, ma mira altissima. In realtà è più pericolosa la Turchia, al minuto 18, con una girata di Demiral, non forte ma velenosa, su cui Vicario si dimostra reattivo. Anche l'ultima mezzora non aggiunge argomenti incoraggianti: il ct azzurro – e questo è comprensibile – non cambia spartito tattico, ma solo interpreti: prima Fagioli per Jorginho con compiti di regia; poi Frattesi per Pellegrini, uscito zoppicante per una contusione al ginocchio destro, e Raspadori per Retegui, visto che Scamacca si è aggregato alla squadra ieri dopo l'ultimo impegno con l'Atalanta e dunque si vedrà solo domenica, nell'ultimo test contro la Bosnia, Empoli. Nel finale anche Calafiori per Dimarco, con passaggio alla difesa a tre, ma nessuno ha trovato il lampo in grado di cambiare l'inerzia della partita, che si è trascinata con pochi brividi fino al 90'. Con un solo sussulto, a tempo scaduto come nel primo tempo, quando un cross da sinistra di Cambiaso, comunque uno dei più brillanti a livello di impatto in corsa, ha trovato Raspadori puntuale al tiro, ma anche Bayindir pronto a bloccare a terra.





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