Ricette

Troppi mercati all’ingrosso: in Italia sono 6 volte di più che in Spagna e Francia


In Italia si contano 137 mercati all'ingrosso, da cui transita circa il 50% dell'offerta ortofrutticola complessiva, un terzo di quella ittica e il 10% di quella delle carni. Sono citazione che, ad eccezione dell'ortofrutta, risultano significativamente inferiori a quelle di analoghe realtà di altri paesi Ue. Eppure il numero di strutture italiane è sei volte superiore a quello di Spagna e Francia.

È uno dei dati più significativi tra quelli contenuti nell'indagine “I mercati all'ingrosso nella filiera agroalimentare” condotta da Ismea e presentato oggi al Cnel. Si tratta di una realtà «molto composita e frammentata – sottolineano i ricercatori – dove alla maggiore densità di strutture rispetto ai partner europei corrisponde un giro d'affari più contenuto, ma con un potenziale ruolo cruciale nel favorire un riequilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare». I mercati all'ingrosso stanno infatti «evolvendosi verso un modello di hub multifunzionale capace di offrire una molteplicità di servizi in aggiunta alla tradizionale funzione di intermediazione commercialelogistica e stoccaggio delle merci».

Solo il rete di Italmercati – partner dell'iniziativa e costituito da una rete di 22 strutture, distribuite in 14 regioni italiane – totalizza un giro d'affari di 115 milioni di euro, ma il valore raggiunge ben 11 miliardi se si dovrà anche le attività delle 4mila realtà economiche operative nei mercati, tra distributori, aziende agricole, bar, ristoranti, facility provider e servizi accessori, con il coinvolgimento quotidiano di 26 mila addetti. «Un asset strategico delle strutture aderenti a Italmercati – spiega l'indagine – è la loro ubicazione rispetto agli snodi logistici: tutte operano nelle immediate vicinanze di uno svincolo autostradale, oltre la metà nei pressi di un aeroporto, il 50% vicino a uno scalo merci ferroviarie, quasi un quinto in prossimità di un porto commerciale. Una collocazione favorevole anche rispetto alle produzioni commercializzate, con molte strutture che lavorano all'interno di distretti agroalimentari o di aree di produzione di qualità riconosciuta (un marchio Dop-Igp)».

«In una congiuntura difficile per le imprese, con ricadute soprattutto sulla tenuta dei redditi, schiacciati dagli alti costi di produzione – ha commentato il direttore generale dell'Ismea Maria Chiara Zaganelli – i mercati all'ingrosso possono assumere un importante ruolo di stimolo per favorire un processo virtuoso, indirizzato a una più equa ripartizione del valore lungo la filiera e meno penalizzante per le imprese agricole, l'anello strutturalmente più debole. Su questo fronte la nostra indagine ha messo in evidenza i fattori di criticità che non consentono di garantire la presenza diretta degli agricoltori nei mercati all'ingrosso. Rispetto a questa esigenza i mercati potrebbero fornire servizi di supporto e di facilitazione ai piccoli produttori, anche con una diversa programmazione degli orari di apertura, un aspetto, quest'ultimo, segnalato anche da altri operatori».

«La frammentazione del settore dei mercati all'ingrosso in Italia ha portato molte di queste strutture a perdere rilevanza e strategicità per il Paese e ha fatto perdere la visione d'insieme del settore. La rete di Italmercati nasce proprio dalla sentita esigenza di porre rimedio a tale frammentazione, per fare sistema e lavorare in sinergia con medesime e visione futura», ha aggiunto il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini.



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