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Tutta la bellezza e la grandezza del nostro volontariato per la vita



«Vengo in questa sede per dare con la mia presenza un segno del vivo apprezzamento verso l'opera e le finalità di un'Istituzione, che merita l'appoggio di quanti sono pensosi dell'avvenire sociale, umano e religioso. […] Questo Centro ha il significato di una testimonianza a favore del primato della vita umana al confronto di tutti gli altri valori di ordine materiale; vuole essere un richiamo ai giovani e ai grandi perché comprendere che una società non si costruisce con l'eliminazione degli innocenti: intende rilanciare il senso della giusta sacralità della vita umana, creata da Dio per un destino trascendente e integrale in tutto l'arco della sua esistenza. Il Centro è una sfida a una mentalità di morte. Auspico vivamente che i cristiani, i credenti, gli uomini di buona volontà vogliano collaborare con impegno sincero e costante a un'opera così evangelica, favorendone un crescente sviluppo».

Queste sono le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1986 visitando a Firenze il primo Centro di Aiuto alla Vita (CAV). Parole di gratitudine, di sostegno e di incoraggiamento.

I CAV sono sempre stati fedeli alla loro missione animata da uno sguardo contemplativo sul figlio nel grembo della mamma e sulla sua mamma, entrambe persone, entrambi preziosi, entrambi abbracciati; una missione vissuta quotidianamente con passione e convinzione, nella semplicità e nel silenzio, nell'ascolto e nella condivisione, nel rispetto di ogni donna che bussa alla porta, nell'accoglienza.

Così sono nate storie bellissime fatte di amicizia, sostegno, confidenza, fiducia, gratitudine, speranzatutte accomunate dalla gioia per la nascita del proprio bimbo o bimba, dalla forza che scaturisce dall'avercela fatta, dal non dover arrese alle difficoltà.

Eppure, negli ultimi tempi il volontariato per la vita è stato sotto i riflettori non per la bellezza e la grandezza del servizio reso ai bimbi in viaggio verso la nascita, alle mamme, alle coppie, alle famiglie, alla società, ma per la diffusione di informazioni totalmente lontane dalla realtà. Menzogne ​​e tristi rappresentazioni frutto di pregiudizi. Niente di più assurdo e privo di ogni fondamento. Tanto più che i CAV promuovere mettendo in pratica alcuni punti della stessa legge sull'aborto che, per quanto iniqua, dice all'art. 2 che “I consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, fermo restando quanto stabilito dalla stessa legge, assistono la donna in stato di gravidanza: […] D) contribuendo a superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza. I consulenti sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi […] della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita». Quella parola – «anche» – ha un valore da considerare con attenzione perché apre lo spazio per una collaborazione tra istituzioni e volontariato per l'intera gravidanza e oltre il parto, com'è interesse delle donne. E all'art. 5 si legge che «Il consultorio e la struttura socio-sanitaria […] hanno il compito […] di esaminare […] le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all'interruzione della gravidanza».

E non dimentichiamo che la Convenzione sui diritti del fanciullo, ratificata dall'Italia, chiede che il bambino sia legalmente protetto anche prima della nascita. Invece, ogni occasione che anche soltanto sfiori l'aiuto alle donne per una gravidanza difficile o inattesa viene interpretata come attacco alla intangibilità della 194, come ingerenza indebita nell'attività dei consultori, come negazione del “diritto di aborto”, come violenza sulle donne . Un'ostilità che se da un lato smaschera il filone radicale presente nella legge dall'altro 194, palesa la totale mancanza di conoscenza di cosa facciano realmente i Centri di Aiuto alla Vita ogni giorno, da anni, di come lavorare, dello stile di accoglienza Sempre con e per le donne, accanto alle donne. Quante donne felici di essere liberate dallo stato dai condizionamenti che le avrebbero spinte verso l'aborto! Quanta gratitudine si manifestano apertamente quelle stesse donne per il sostegno e la disponibilità ricevute in un momento di difficoltà.

Un servizio, reso, appunto, attraverso i Centri di Aiuto alla Vita, le Case di Accoglienza, SOS Vita e Progetto Gemma, che dal 1975 ad oggi ha accolto, sostenuto ed accompagnato oltre 856.000 donne nel nostro Paese e visto nascere oltre 265.000 bambini. Non è meraviglioso? E allora perché questa avversione nei confronti di chi con discrezione, delicatezza e competenza supplisce a quello che una società intera dovrebbe fare? Se andiamo in profondità, la risposta è nel rifiuto dello sguardo sul più piccolo dei piccoli, il più povero dei poveri, il più bambino dei bambini, senza comprendere che partendo da lui l'abbraccio si estende a tutti in una logica di accoglienza e solidarietà . È lui il tabù, e per tenerlo nascosto si negano la scienza e la ragione, per coprire la verità si ricorre alle urla e alla menzogna cercando di spegnere la voce di chi a quei piccoli vuole dare voce e visibilità. Non per nulla anche l'obiezione di coscienza all'aborto è attaccata e denigrata.

È necessario proseguire una profonda rivoluzione culturale positiva e propositiva, insieme lavorando ad una società accogliente verso ogni vita umanaa cominciare da quelle più vulnerabili e fragili, trovando un terreno comune di azione per prevenire l'aborto una volta che il concepimento è avvenuto e aiutare le troppe donne che ancora oggi sono costrette a interrompere una gravidanza per indigenza, emarginazione, violenza, abbandono , pressioni familiari e ambientali.

È questa la linea da seguire con “franchezza e amore” e con “tenacia operosa”, senza vittimismi e rassegnazioni, ma con la gioia di chi sa che in questo modo un passo alla volta, si fa avanti la “civiltà della verità e dell 'amore”.





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