News

Europa, il futuro nell’urna



C'è la premier Meloni che chiede di scrivere sulla scheda “Giorgia” e il più è fatto. Matteo Richetti di Azione, invece, si è tinto i capelli di rosso. Angelo Bonelli, leader di Alleanza Verdi, promette una ciocca di capelli dello stesso colore in caso di superamento del quorum del 4 per cento. Stefano Bonaccini, sindaco di Bologna e candidato per il Pd, dice che se diventa eurodeputato proseguirà la dieta. Calenda ha inaugurato una serie di t-shirt. C'è poi l'eterno Vittorio Sgarbi che gira con la sua “capramobile”. Cose così. Ma di politica vera in Tv e sui giornali si parla poco tra gli aspiranti a ricoprire uno dei 76 seggi italiani al Parlamento europeo (che ne ha 705 in tutto). Eppure, dietro il polverone di questa sorta di caravanserraglio, c'è il futuro dell'Europa. Al massimo si tende a rappresentare l'appuntamento dell'8 e del 9 giugno come il solito test di politica nazionale, come si fa con le elezioni amministrative. Pochi si concentrano sulla posta in gioco del prossimo Parlamento europeo, l'organo legislativo dell'Unione europea insieme con il Consiglio europeo (formato dai premier, capi di Stato e ministri dei 27 Stati membri). Una posta in gioco altissima, in pratica l'esistenza dell'Europa unita. Se infatti dovessero prevalere quelle formazioni populiste e sovraniste già presenti a Strasburgo ea Bruxelles (il Parlamento europeo, unico caso al mondo, ha due sedi) la coesione e soprattutto la visione di questa realtà concepita fin dal Trattato di Roma del 1950 ne verrebbe meno, subendone colpi dirompenti. Se le previsioni di uno spostamento significativo verso la destra estrema dovessero realizzarsi, l'esito potrebbe essere quello di un ripensamento radicale delle scelte operare finora dalle politiche per una transizione ecologica alle riforme sulle nuove tecnologie digitali e sull'IA, orientare alla competitività ma ispirate anche a principi di giustizia sociale. Ma c'è tanto altro nell'agenda della prossima legislatura, a partire dall'elezione del nuovo presidente e dei commissari della Commissione europea (l'organo che tra l'altro ferma l'iniziativa legislativa, ovvero la facoltà di presentare i progetti di legge, possibile però anche su impulso degli eurodeputati). C'è l'economia, tanto per cominciare, con un'Europa sempre più stretta tra le maglie delle potenze Cina e America.

Il nuovo Parlamento dovrà occuparsi della riforma del bilancio dell'Unione europea, con la rivisitazione delle regole di Maastricht sui parametri macroeconomici (deficit e debito pubblico in rapporto al Pil). Per non parlare del Patto di stabilità che vincola anche Comuni e Regioni, intrappolati nello spendere e investire dalle maglie di Bruxelles, in una spirale di stagnazione. Come è noto il “vincolo esterno” di Bruxelles e le politiche di austerità portate avanti dai Paesi frugali hanno sempre pesato sulla politica economica del nostro Paese, considerato l'elevatissimo livello di debito pubblico e la scarsa propensione interna a realizzare riforme strutturali. Vi è poi il Pnrr, poiché l'Italia è il primo beneficiario dei fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza ed è impegnato a portare avanti ambiziosi obiettivi di riforme.

Ma forse le scelte più importanti dei prossimi eurodeputati riguardano quelle di politica migratoria e soprattutto di politica estera. Tra i partiti di destra c'è già chi parla di un “modello Ruanda”, riferito alla decisione inglese di deportare i migranti nel Paese africano. Ma in gioco ci sono il diritto d'asilo, il rispetto della Convenzione di Ginevra per i rifugiati, la gestione dei fondi per l'accoglienza e soprattutto la rivisitazione del nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo. Un altro tema molto importante è la sicurezza. La prossima sarà forse la legislatura in cui prenderà corpo la formazione di un esercito europeo e soprattutto il nuovo Parlamento si troverà di fronte alle scelte cruciali nell'ambito del conflitto tra Russia e Ucraina. Come si vede i motivi per andare a votare – in mezzo alla cortina fumogena dei partiti di casa nostra, con qualche eccezione – ci sono eccome.





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *