Cinema

La stanza degli omicidi, la recensione


La recensione di La stanza degli omicidi, in uscita in sala il 6 giugno

Non c'è niente di particolarmente attraente in un film d'azione e crimine, anche ironico, in cui i mafiosi si fingono artisti e riciclano il denaro attraverso una galleria d'arte moderna. Ma c'è tutto di interessante in un film sull'arte moderna in cui una gallerista disperata accetta di riciclare il denaro di un gruppo di criminali, fingendo di vendere le croste fatte a caso da uno di loro solo per quello scopo, uno in cui il solo fatto che questi vengono venduti a caro prezzo (nessuno sa nemmeno a chi, perché per l'appunto il crimine vuole tenere un profilo basso) trasforma quell'assassino in artista riconosciuto, cercato e valutato. Solo ribaltare il punto di vista della storia crea un film sorprendente, dalla scrittura perfetta e il divertimento serio.

Più che il mondo dei criminali infatti seguiamo quello dell'arte, per prenderne in giro il legame stretto con il denaro e scarso con l'arte, ma poi (e questa è…



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