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Sull’esempio di don Puglisi



«Non era un componente dell'Arma, tuttavia ci sono nella sua vita molti aspetti che lo rendono molto simile, molto vicino ai vostri ideali e ai vostri progetti istituzionali…la forma di vita del beato Puglisi è molto simile alla vostra, soprattutto nella vicinanza al popolo, nella vicinanza alla gente semplice in modo particolare alle fasce deboli». Il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregaizone per le cause dei santi, spiega così la scelta di collocare all'interno della cappella “Virgo Fidelis” del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, una reliquia di padre Pino Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993. Nel giorno del suo 56esimo compleanno gli assassini lo aspettano sotto casa. «Me lo aspettavo», disse il prete di Brancaccio sorridendo mentre i killer facevano fuoco. Un sorriso che poi, negli anni, ha portato più di uno al pentimento e alla collaborazione con la giustizia.

La reliquia ex sanguinis, il cui affidamento era stato annunciato dall'arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice lo scorso 31 maggio, vuole simboleggiare la comune missione del sacerdote e di tanti carabinieri in difesa della legalità attraverso opere di promozione sociale e prossimità. Impegno che, come per il beato Puglisi, è costato la vita anche a tante forze dell'ordine.

Durante la cerimonia, alla presenza dell'ordinario militare monsignor Santo Marcianò, del generale di corpo d'armata Teo Luzi, comandante generale dei carabinieridi monsignor Vincenzo Pizzimenti, capo servizio assistenza spirituale del comando generale e di alcuni cappellani militari, oltre che di una rappresentanza di carabinieri, il cardinale Semeraro ha spiegato che Puglisi è considerato un martire perché, nel suo caso, «si è trattato di subito un'uccisione per la ragione della giustizia, della fraternità, della solidarietà e della vicinanza al popolo e sono questi gli ideali che istituzionalmente vi caratterizzano, sono queste le ragioni per cui con piacere sono qui insieme con voi per questa circostanza e rinnovo la mia sincera gratitudine per il vostro lavoro».

Dal canto suo il Comandante generale dell'arma, ha ricordato il motto di don Puglisi: «Se ognuno fa qualcosa», parole molto sentite «dai palermitani, diventando un principio di carattere generale, ovvero non subire gli altri, non subire violenze, non subire angherie, ma fare qualcosa per collaborare, per ottenere una società migliore ed è proprio questo quello che, da un punto di vista del rapporto sociale, ha animato Don Puglisi, uomo di grande fede». Inoltre il generale ha definito il beato «un uomo che viveva tra la gente, molto legato al Comandante della Stazione» e ha ricordato che «avere una reliquia del Beato al Comando Generale è un messaggio rivolto a tutta l'Arma dei Carabinieri, quello di stare vicini alle persone che soffrono, facendolo da laici perché l'amore per il prossimo prescinde dal proprio ruolo e dalla propria funzione». L'auspicio, ha concluso, è che «attraverso questa reliquia, dal Comando Generale possa raggiungere ogni Carabiniere in ogni luogo d'Italia e lo possa ispirare a fare il proprio lavoro nel migliore dei modi, vicino alla gente e tra la gente».

E le parole e l'esempio di padre Puglisi risuonano anche nel resto di Roma. Nelle stesse ore in cui era in corso la cerimonia al Comando generale, la Caritas diocesana ha reso noto che martedì 11 giugno verrà inaugurata, nel quartiere Tiburtino III una nuova struttura ecosostenibile che sarà a disposizione dei cittadini e delle iniziative di solidarietà della città. Nell'edificio, intitolato al sacerdote palermitano, viene collocato un Centro di aggregazione giovanile 5D, lo sportello lavoro “Officina delle opportunità”, il centro di accoglienza per minorenni Casa Giona, il servizio di sostegno psicologico per persone fragili e un centro pastorale per le comunità parrocchiali del territorio. All'inaugurazione di questo nuovo “Polo della carità”, ispirato al prete ed educatore, ucciso proprio per il suo forte impegno per la legalità e il riscatto sociale dei più esclusi, interverranno anche monsignor Daniele Salera, vescovo ausiliare per il settore Nord della diocesi; monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare responsabile dell'Ambito della diaconia della carità e Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana di Roma.





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