Il Papa: «Che gli aiuti umanitari arrivino a Gaza»
Preoccupato per la situazione umanitaria a Gaza, che precipita di giorno in giorno. Papa Francesco ringrazia al Giordania ei Paesi che lunedì dieci si troveranno per occuparsi proprio di questo. E, dice il Pontefice, «mentre ringrazio per questa importante iniziativa che incoraggia la comunità internazionale ad agire urgentemente per soccorrere la popolazione di Gaza stremata dalla guerra» e spinge perché arrivino «gli aiuti umanitari. Devono arrivare e nessuno lo può impedire». Ricordando i dieci anni dalla preghiera per la pace con «il compianto Simon Peres» e con Abu Mazen, sottolinea che «quell'incontro testimonia che stringersi la mano è possibile e che per fare la pace ci vuole molto più coraggio che per fare la guerra » e incoraggia perché «le proposte di pace per il cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi siano accettate». Non dimentica neppure la martoriata popolazione ucraina, salutando quanti in piazza san Pietro hanno portato le bandiere gialle e azzurre, il Myanmar e gli altri Paesi in guerra. «È un desiderio, questo della pace, perciò incoraggiando tutti gli sforzi perché la pace possa costruirsi quanto prima», dichiara.
Prima dell'Angelus aveva commentato il Vangelo del giorno con Gesù che comincia il suo ministero pubblico e si trova di fronte a una «duplice reazione: quella dei suoi parenti, che erano preoccupati e temevano fosse impazzito, e quella delle autorità religiose, che lo accusavano di agire mosso da uno spirito maligno. In realtà, Gesù predicava e guariva i malati con la forza dello Spirito Santo». Ma è proprio lo Spirito che «lo rendeva divinamente libero, cioè capace di amare e di servire senza misura e senza condizionamenti». Gesù, spiega il Papa, «era libero di fronte alle ricchezze: perciò ha lasciato la sicurezza del suo villaggio, Nazaret, per abbracciare una vita povera e piena di incertezze curando gratuitamente i malati e chiunque venisse a chiedergli aiuto, senza mai chiedere nulla in cambiamento». Ma era libero anche «di fronte al potere: infatti, pur chiamando molti a seguirlo, non ha mai obbligato nessuno a farlo, né ha mai cercato il sostegno dei potenti, ma si è sempre messo dalla parte degli ultimi, insegnando ai suoi discepoli a fare altrettanto».
Infine era «libero di fronte alla ricerca della fama e dell'approvazione, e per questo non ha mai rinunciato a dire la verità, anche a costo di non essere compreso, di diventare impopolare, fino a morire in croce, non lasciaresi intimidire, né comprare, né corrompere da niente e da nessuno».
Un esempio per tutti noi perché ci insegna che «se ci facciamo condizionare dalla ricerca del piacere, del potere, dei soldi o dei consensi, diventiamo schiavi di queste cose. Se invece permettiamo all'amore gratuito di Dio di riempirci e dilatarci il cuore, e se lo lasciamo traboccare spontaneamente ridonandolo agli altri, con tutto noi stessi, senza paure, calcoli e condizionamenti, allora cresciamo nella libertà, e diffondiamo il suo buon profumo anche attorno a noi, nelle nostre case, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità». Allora vale la pena chiedersi se siamo o no persone libere, se ci lasciamo «imprigionare dai miti del denaro, del potere e del successo, sacrificando a questi la serenità e la pace» nostro e degli altri e di chiedere a Dio il dono della libertà dei figli.